19 Ottobre 2018
Gli allevatori sostengono il benessere animale, i predatori sbranano i capi

“Vengono definiti animali da reddito, ma per noi sono i nostri animali. Vacche, capre, pecore ed altri animali di cui ci prendiamo quotidianamente cura, non sono soltanto il nostro lavoro, la fonde di reddito per mantenere le nostre famiglie, sono anche una grande passione, perché dietro all’attività allevatoriale c’è anzitutto un grande amore per gli animali”. Con queste parole il presidente dell’Associazione regionale allevatori del Veneto, Floriano De Franceschi, plaude alla 20a edizione della transumanza, che dall’Altopiano di Asiago ha raggiunto oggi la fattoria Pagiusco a Bressanvido (VI), luogo storico di arrivo di questa camminata di uomini ed animali, che ha assunto negli anni un grande valore. In tre giorni di cammino, per quasi 90 chilometri di percorso, i transumanti conducono la mandria di oltre 600 capi a casa, dove ogni anno ad accoglierla accorrono migliaia di persone. Bressanvido accoglie i suoi uomini e le sue vacche, organizzando una grande festa: due settimane per ballare, mangiare bene e bere buon vino. E così la transumanza più lunga d’Italia diventa la più grande Festa della transumanza. “Il lavoro in malga è pesante, pieno di sacrifici e privazioni – spiega il presidente De Franceschi – ma è nel Dna di molti allevatori, che ogni giorno si alzano all’alba per prendersi cura dei propri animali. Negli ultimi anni, prima con l’orso, oggi con il lupo, abbiamo patito notevoli perdite. Quest’anno gli allevatori sono tornati in pianura con 250 capi in meno, animali barbaramente sbranati dai lupi, che senza controllo si sono diffusi anche sull’Altopiano di Asiago. La Regione ha fatto ciò che poteva, ma ora ad agire deve essere il governo centrale, con un disposizioni chiare ed attuate urgentemente, almeno per scongiurare che il prossimo anno si ripeta la medesima situazione”. Sovente gli allevatori vengono tacciati come coloro che non mettono in pratica il benessere animale, anzi “sono accusati di maltrattamenti, sfruttamenti ed ogni altra nefandezza, ma su ciò che i lupi ed altri predatori fanno – prosegue il presidente De Franceschi – e che è dimostrato dalle numerose foto di uccisioni, nessuno ha mai parlato”. Occorre un Piano di contenimento del lupo, per far sì che gli allevatori possano tornare a lavorare in malga. “L’Altopiano di Asiago è ricco di eventi anche per la nostra presenza – conclude il presidente De Franceschi – e la diffusione dei predatori mina pesantemente tutto ciò, con un impatto sul turismo e l’economia del territorio. Un territorio rischia di vivere una situazione di abbandono e noncuranza, che deriverebbe dall’allontanamento delle malghe da parte degli allevatori”.

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