11 Novembre 2010
Con questi prezzi all’ingrosso le aziende agricole crollano

Il basso prezzo pagato all’ingrosso per l’acquisto dei prodotti agricoli, assieme alla forte concorrenza sleale di quanti rincorrono il modello delle eccellenze made in Italy stanno pesantemente minando la vita delle aziende agricole del nostro territorio. Difendersi con la vendita diretta è l’unica soluzione possibile. Significativo è il caso della passata di pomodoro, il cui prezzo rincara di quasi venti volte (+1733 per cento) dal campo alla tavola, con il prezioso ortaggio che viene pagato fino ad appena 5 centesimi al chilo agli agricoltori. Fortunatamente il Parlamento sta varando delle norme che rappresentano dei validi punti fermi, ma i tempi della legge sono troppo lenti. Con l’approvazione del disegno di legge sulla competitività agroalimentare da parte della Camera arriva per la prima volta lo stop alle pratiche commerciali sleali nella presentazione degli alimenti per quanto riguarda la reale origine geografica degli ingredienti utilizzati. Non vedremo più immagini di mozzarelle con il Golfo di Napoli se sono fatte con latte tedesco. Il testo prevede che l’origine degli alimenti dovrà essere prevista obbligatoriamente in etichetta e non potrà essere omessa anche nella comunicazione commerciale, per non indurre in errore il consumatore. Tale norma, secondo una recente indagine Coldiretti-Swg sulle abitudini dei consumatori, risponde al desiderio della quasi totalità dei cittadini (97 per cento), che considera necessaria l’indicazione in etichetta del luogo d’origine della componente agricola contenuta negli alimenti. Questa azione porta con sé un secondo effetto molto importante: significa valorizzare il vero made in Italy, in una situazione in cui sugli scaffali due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero senza un’adeguata informazione, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta. Negli ultimi anni con la mobilitazione a favore della trasparenza dell'informazione, Coldiretti è riuscita a ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva ma ancora molto resta da fare e l’etichetta resta anonima per circa la metà della spesa dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta. Il provvedimento che dovrà ora tornare all’esame del Senato, dove ha già ottenuto una prima approvazione, risponde anche ai nuovi indirizzi che vengono dall’Europa, dove il Parlamento all’inizio dell’estate ha votato a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, pollame, prodotti lattiero caseari, ortofrutticoli freschi, tra i prodotti che si compongono di un unico ingrediente (che oltre al prodotto agricolo prevedono solo degli eccipienti come acqua, sale, zucchero) e per quelli trasformati che hanno come ingrediente carne, pollame e pesce.

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