17 Giugno 2011
L’attentato del batterio killer al made in Italy

Ammonta a 600mila euro al giorno la perdita economica che gli orticoltori veneti hanno subito, giorno dopo giorno, a causa della psicosi del batterio killer Escherichia Coli. Dobbiamo renderci conto, però, che l’unico vero pericolo che incombe è il danno economico al made in Italy, provocato ingiustamente dal panico indiscriminato in Germania con il blocco delle spedizioni orticole regionali. L’epidemia del batterio Escherichia Coli, che sembra essere stata provocata in Europa dal consumo di cetrioli contaminati provenienti dalla Spagna e che ha causato morti in Germania, fa tremare l’import/export dei prodotti agroalimentari veneti. Stando ai dati regionali veneti del 2009 per la categoria “altri ortaggi freschi”, emerge che le esportazioni ammontano a 119,7milioni di euro, mentre le importazioni sono pari a 42,8milioni di euro. Un saldo positivo di 76,9milioni di euro messo a rischio dalla sindrome della verdura infetta. Occorre fare immediata chiarezza sull’evoluzione dell’epidemia per superare un’empasse pericolosa per la salute e per l’economia. Analisi microbiologiche sui prodotti, controlli sanitari lungo tutta la filiera, a partire dall’acqua usata per l’irrigazione, severi e costanti test: la frutta e la verdura nostrana viaggiano dal campo alla tavola con una sorta di “certificato” medico che garantisce salubrità e sicurezza alimentare. Nessun allarmismo, quindi, per il caso del batterio killer, oltretutto circoscritto alla Germania e ad una tipologia di cetriolo che non si consuma in Italia. Le rassicurazioni giunte anche dal ministero della Salute, però, non sono servite a condizionare i consumatori. A livello nazionale, infatti, il 43 per cento delle persone, di fronte ad un’emergenza alimentare, evitano gli alimenti di cui hanno sentito parlare per un certo periodo di tempo, mentre il 13 per cento li esclude definitivamente dalla dieta, con solo il 30 per cento che si preoccupa, ma non cambia acquisti ed il 12 per cento che ignora l’informazione, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurobarometro. Dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina, ma anche grano canadese dall’ocratossina e olio di semi ucraino contaminato da idrocarburi, gli allarmi provenienti dalle diverse parti del mondo si sono moltiplicati negli ultimi dieci anni con pesanti effetti sull’economia, non causando sempre problemi concreti, come sembra accadere nel caso dei cetrioli, che le autorità sanitarie hanno scagionato. Questa situazione ci fa comprendere l’improcrastinabilità dell’estensione dell’etichettatura d’origine obbligatoria su tutti i prodotti agroalimentari. Dopo le rassicurazioni del Ministero della Salute, l’unico vero pericolo che corre il nostro Paese è, infatti, il danno economico per i produttori agricoli. La grande reattività dei consumatori alle emergenze sanitarie alimentari è evidenziata dall’indagine Eurobarometro, dalla quale si evidenzia che l’86 per cento dei consumatori è preoccupato della sicurezza del cibo, al quale viene addirittura associato un rischio potenziale superiore a quello di un incidente automobilistico, dell’essere vittima della criminalità o delle malattie. In particolare, il 57 per cento teme le contaminazioni del cibo da parte delle confezioni, l’80 per cento del virus dell’influenza aviaria, l’82 per cento è preoccupato che nelle carni ci siano ormoni e l’83 per cento di noi teme la presenza di mercurio nel pesce o diossina nella carne. Il 60 per cento, sempre  secondo Eurobarometro, ritiene che oggi ci siano regole restrittive nell’Unione Europea per quanto riguarda la sicurezza del cibo, ma una percentuale dell’80 per cento pensa che bisognerebbe fare di più. Un fattore considerato importante per la sicurezza del cibo è la provenienza, come conferma l’ultima indagine Coldiretti/Swg, dalla quale emerge che ben il 97 per cento dei cittadini ritiene che dovrebbe essere sempre indicato il luogo di allevamento o coltivazione degli ingredienti contenuti negli alimenti. Attraverso i Mercati di Campagna Amica ed il progetto per Una filiera agricola tutta italiana stiamo contribuendo ad informare correttamente i cittadini, ma non dobbiamo mai perdere di vista il nostro ruolo di produttori, determinante nel fare la differenza e nel promuovere il prodotto locale, vero gioiello del made in Italy per garantire stili di vita sani e corretti.

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