25 Giugno 2012
La terra ci sta togliendo le nostre certezze

Il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna ha distrutto aziende, case e destino di migliaia di persone. Ci vogliono queste disgrazie per rimettere in moto la ragione e riflettere sulle devastanti conseguenze che un’apparente forma di sviluppo determina sull’ambiente e, quindi, sul futuro di ciascun essere umano. In un recente convegno di Veneto Agricoltura sono stati presentati dati spaventosi: ogni anno 4500 ettari, quasi 100mila nell’Unione Europea vengono impermeabilizzati. Questi dati ci fanno riflettere sull’importanza del suolo quale bene pubblico. Ne abbiamo parlato anche in passato, ma è il caso di rispolverare il concetto: è giunto il momento di recuperare le migliaia di capannoni abbandonati prima di costruirne di nuovi, riqualificare le zone industriali dismesse e ristrutturare le vecchie abitazioni. Solo così sarà possibile stoppare la continua azione di sottrazione di prezioso suolo agricolo”. Nel nostro Paese ogni mese sette persone perdono la vita a causa di dissesti idrogeologici, 800 milioni di euro all’anno vengono spesi per interventi di recupero, 1 miliardo di euro è stanziato dalla Protezione Civile. Se a questi costi si vanno ad aggiungere i valori non stimabili economicamente legati al suolo, come ad esempio quello paesaggistico, ci si rende conto di come sia ormai necessaria una maggiore sensibilità ed attenzione a questo fenomeno. Occorre una pianificazione del territorio coerentemente supportata da una legislazione in grado di ridurre e contenere i rischi connessi alla sottrazione di suolo e che faccia uso dei migliori e più opportuni interventi tecnici. Ma la conservazione del suolo non è solo un problema tecnico, è anche il presupposto indispensabile per avviare e sostenere ogni attività di crescita economica e di coesione sociale. Il suolo, infatti, oltre a costituire il supporto di tutte le attività umane è anche il custode del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico che su di esso si trova. È forte, dunque, il legame tra la conservazione del patrimonio territoriale e la capacità di determinare innovazione e sviluppo economico. Osservando ciò che è stato fatto nella nostra regione non possiamo non rilevare come un’industrializzazione esagerata ha sottratto preziosi territori all’agricoltura senza portare rendite sensibili. La gestione e la difesa del suolo sono da considerare funzionali alla crescita, sia perché operano ai fini della prevenzione di danni ambientali, sia perché sono in grado di attivare processi di valorizzazione delle risorse presenti nel territorio. Proprio in questo senso dovrebbe essere suonato un campanello d’allarme dentro di noi, nelle nostre coscienze, a seguito del sisma che ha duramente afflitto l’Emilia Romagna, ma le cui ripercussioni saranno avvertite da ciascun italiano, perché un evento di questa portata determina conseguenze per la vita di ogni persona. Dobbiamo chiederci alla fine di questa devastazione cosa accadrà alle nostre falde, ma per saperlo dovremo attendere la stagione delle piogge, per capire se l’acqua sarà in grado di dare vita alle nostre produzioni, alle nostre tipicità, quindi di far sopravvivere il frutto del nostro lavoro. Sono questi gli interrogativi che ci attendono e di fronte ai quali non possiamo e non dobbiamo rimanere inermi, ma dobbiamo continuare a lavorare rispettando il suolo e custodendolo consapevoli del suo straordinario valore per la vita umana e per lo sviluppo della vera economia del Paese, quella capace di garantire un futuro alle comunità.

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