28 Novembre 2013
Giovani protagonisti nell’agricoltura

“Prima di tutto, vorrei dire una cosa, a tutti voi giovani: non lasciatevi rubare la speranza! Per favore, non lasciatevela rubare! E chi ti ruba la speranza? Lo spirito del mondo, le ricchezze, lo spirito della vanità, la superbia, lo spirito del benessere, che alla fine ti porta a diventare un niente nella vita”. Con queste parole lo scorso 7 giugno 2013 Papa Francesco si è rivolto ai giovani studenti delle scuole gestite dai gesuiti in Italia ed in Albania. Un appello che è stato rilanciato all’incontro con i giovani del mondo intero a Rio de Janeiro. Parole che devono farci riflettere, con senso di responsabilità ed ammirazione, in quanto contengono delle ineludibili verità. I nostri giovani, i nostri figli hanno voglia di mettersi in gioco, di restituire alla società idee nuove, moderne e diverse rispetto a quelle che hanno contribuito all’economia di crescere negli anni passati, con un contesto socio-economico diverso, probabilmente molto più favorevole allo sviluppo ed all’intraprendenza. Oggi ci sono delle difficoltà, il mondo accoglie i giovani a braccia incrociate e li inquadra dall’alto al basso, per poi respingerli miseramente, al di la delle idee che possono presentare. Coldiretti, però, si distingue e deve continuare a farlo, grazie ad un approccio di fiducia rispetto a quei giovani che vogliono essere propositivi e riscoprire le professioni che hanno permesso al nostro Paese di crescere. Intraprendere, creare, offrire le eccellenze del territorio ai consumatori non è un lavoro umile, ma un privilegio che va compreso ed interpretato con la propria sensibilità e creatività. I giovani che sono riusciti a fare questo hanno restituito alla famiglia ed all’intero mondo agricolo straordinarie società, le stesse che sapranno tramandare ai propri figli. Il Santo Padre è stato chiarissimo negli Angelus del 23 giugno 2013 ed in quello del 10 novembre scorso: “voi giovani, siate i primi: andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!”. Celebrando la nostra Giornata del Ringraziamento, lo scorso 17 novembre, ci siamo posti questi interrogativi, abbiamo riflettuto sulla voglia di vivere e di fare dei nostri giovani. E ci siamo guardati alle spalle, quasi a cercare il nostro passato, una riscoperta di valori ed emozioni che oggi osserviamo in questi giovani agricoltori che desiderano sperimentare, scoprire nuove strade per ridare vita alle tradizioni, valorizzando i prodotti e le ricette di un tempo. In questo senso il documento elaborato dai Vescovi è illuminante: “certo, tra voi c’è anche chi lavora in campagna rassegnato, perché non ha trovato altro e forse vorrebbe una realtà di lavoro diversa, magari più gratificante. Ci permettiamo di esortarvi: non rassegnatevi, ma siate protagonisti, trasformando la necessità in scelta, immettendo in essa una crescente motivazione che si farà qualità di vita per voi, per le vostre famiglie, per i vostri paesi”. Non dimentichiamo, però, che affinché si possa realizzare questa ascesa dei giovani in agricoltura è fondamentale che il Governo metta a punto adeguati strumenti di incentivazione delle nuove imprese, pensando al taglio dei tanti, troppi adempimenti burocratici che impediscono alle imprese di svolgere la propria attività concentrandosi sulla qualità del lavoro più che sulla corretta compilazione delle carte, spesso fonte di stress. Dobbiamo chiedere, anzi pretendere, adeguate politiche contro lo sfruttamento del suolo agricolo, spesso trasformato in inutili zone artigianali, commerciali od industriali, che generano mostri di cemento che, una volta abbandonati, si dovrà pensare a come gestire. Infine, i nostri politici dovranno pensare ad evitare che gli agricoltori abbandonino i territori montani e pedemontani, che in tal modo perdono i loro unici e più preziosi custodi. Ricordiamoci che il territorio non ci appartiene, ma ci viene consegnato, affinché ce ne prendiamo cura con dedizione e responsabilità, per restituirlo alle generazioni migliorato e pronto a ridare ciò che noi abbiamo ricevuto prendendocene cura.

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