Ciclicamente la questione nitrati torna a far parlare di sé. Oggi più che mai, però, appare indispensabile ed urgente una revisione delle zone vulnerabili, per scongiurare la chiusura di molti allevamenti e, di conseguenza, la scomparsa di prodotti tipici entrati a far parte della tradizione alimentare vicentina e che tutto il mondo ci invidia. Coldiretti ha proposto al Governo un Piano salva stalle, siglato dal presidente nazionale Roberto Moncalvo e dai ministri dell’Agricoltura Maurizio Martina e dell’Ambiente Gian Luca Galletti, per contrastare la chiusura delle stalle, prevedendo che entro gennaio 2015 il Governo emetta un decreto per la ridefinizione delle zone vulnerabili, dopo il quale le Regioni avranno 30 giorni per disegnare la nuova mappa di gestione degli effluenti da allevamento. Le zone vulnerabili da nitrati, inizialmente designate dalle Regioni per fronteggiare la procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea per l’incompleto recepimento della direttiva comunitaria, risultano pari a circa quattro milioni di ettari, che si concentrano nelle aree di pianura e rappresentano quasi il 31,8% della superficie agricola utilizzabile secondo una mappa vecchia di oltre 20 anni che rischiava di mettere in ginocchio in particolare gli allevamenti del nostro territorio, ma anche di Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, con migliaia di aziende destinate a chiudere e la conseguente perdita di posti di lavoro. Ai primi di dicembre la Commissione agricoltura della Camera ha approvato un’importante risoluzione unitaria sulla revisione della direttiva nitrati. Appare evidente, dopo che l’Ispra ha scientificamente appurato che la responsabilità del mondo agricolo è marginale, che occorre un’urgente revisione delle zone vulnerabili per salvare un comparto zootecnico in crisi e da troppo tempo ingiustamente additato come esclusivo colpevole dell'inquinamento delle falde, sulla base di posizioni obsolete e non supportate da alcuna tesi scientifica. Nei mesi scorsi l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha assolto il mondo agricolo per quanto concerne l’esclusiva contaminazione da nitrati, stabilendo che meno del 10% dell’inquinamento delle falde è attribuibile al comparto zootecnico, mentre la quota maggiore viene suddivisa fra i carichi civili ed industriale. La revisione delle zone vulnerabili deve avvenire rapidamente, per ridare fiato ad un comparto in forte sofferenza. Ancora una volta la burocrazia e la lentezza della nostra macchina legislativa stanno avendo la meglio sul lavoro, sulla dignità e sul rispetto delle nostre aziende e, persino, sulla tutela dell’ambiente e della salute. Ci aspettiamo un provvedimento urgente per uscire da questa grave situazione e ristabilire la giustizia. La chiusura degli allevamenti rappresenta un duplice problema: da un lato l’indebolimento di un comparto economico importante e, dall’altro, la scomparsa di prodotti che tutto il mondo ci copia.
3 Dicembre 2014
Nuove zone vulnerabili per salvare le stalle