Largo agli animali selvatici. Non se ne può davvero più. La vita nelle campagne, specie nei territori collinari e pedemontani, quelli più difficili da coltivare e da gestire dal punto di vista degli allevamenti, è giorno dopo giorno sempre più difficile. Le insidie sono di ogni natura: dalle frane alla difficoltà di accesso ai fondi per l’effettuazione delle lavorazioni. E la più recente ed ostica complicazione è data dall’aumento di presenza di specie animali selvatiche. Nell’Altopiano di Asiago l’orso M4 lo scorso anno ha fatto decine di vittime tra bovini ed altri animali, portati al pascolo per garantire al consumatore un prodotto finale di maggiore qualità. Importanti danni sono stati fatti nelle campagne anche dai cinghiali, che da anni radono al suolo le colture dove passano, determinando per i produttori l’intera perdita dei raccolti, con le immaginabili conseguenze. Più recentemente, poi, la proliferazione delle nutrie, che si sono aggiunti ai piccioni, diffusi in ogni dove, e stanno danneggiando irreparabilmente i nostri argini, rendendo il territorio fragile ed a rischio in caso di piene. I danni determinati dalle nutrie sono evidenti e derivano dalla loro stessa natura di roditori abituati a vivere in gallerie sotterranee nelle immediate vicinanze dei corsi d’acqua. I numeri parlano chiaro: ogni anno il solo Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta deve sborsare fino a 400 mila euro per la sistemazione degli argini trasformati in una gruviera. Ma ciò che più spaventa sono le gallerie non visibili, che provocano la deviazione dei corsi d’acqua, che in occasione di piene causano allagamenti imprevedibili. Di fronte a questa situazione Coldiretti rispetta e tutela il territorio ed i suoi animali, ma la loro diffusione incontrollata, è pericolosa per l’agricoltura e per i danni all’ambiente, perciò la Regione deve assumere una decisione che consenta ai territori di agire in modo coordinato. Questo l’appello che abbiamo lanciato nelle scorse settimane, con l’auspicio che le istituzioni si rendano conto della gravità di ciò che sta accadendo e non lascino ai singoli sindaci del territorio l’onere di assumere decisioni spesso in contrasto con ambientalisti incapaci di analizzare il problema con il dovuto equilibrio e di individuare delle soluzioni, anziché limitarsi ad accusare chi cerca di tutelare l’ambiente generalmente inteso. Cittadini ed istituzioni devono rendersi conto dei danni che le nutrie provocano e del grande pericolo che si corre in occasione di piene di fiumi, col rischio sempre più elevato di rottura degli argini. Tanto più che, recentemente, il legislatore ha inserito le nutrie tra le specie dannose e da eradicare. Ognuno deve assumersi una parte di responsabilità quando, con un comportamento garantista nei confronti di animali importati tempo fa nel nostro territorio, per finalità meramente economiche, finisce per favorirne la diffusione a danno della collettività. Recentemente è stato istituito in Prefettura un tavolo di lavoro alla presenza di Consorzi di bonifica, Corpo forestale dello Stato, Questura, Ulss e Provincia per risolvere la questione nutrie. L’azione di alcuni sindaci del territorio, che hanno autorizzato cacciatori o agricoltori ad uccidere le nutrie, dunque, altro non è che un tentativo dato dall’esasperazione per porre fine ad un problema che le istituzioni non hanno ancora affrontato. La Regione Veneto deve fornire indicazioni di comportamento chiare ed uniformi per tutte le province, così da evitare modalità diverse a seconda dei confini geografici. La soluzione ad oggi più semplice appare l’abbattimento sul posto, ma siamo aperti ad un confronto, purché i tempi siano ragionevolmente brevi.
8 Maggio 2015
Nutrie, cinghiali, orsi e presto spazio ai lupi