29 Aprile 2016
Prezzi dei prodotti agricoli in picchiata per i produttori

Vicenza, 29 aprile 2016. “La qualità dei prodotti agricoli non si può barattare con la sicurezza alimentare. Noi produttori intendiamo continuare ad offrire al consumatore finale dei prodotti di qualità ed al giusto prezzo, coltivati in maniera chiara ed inequivocabile, cosa che non avviene quasi mai per i prodotti stranieri”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù intervengono dopo aver rilevato il crollo dei prezzi nelle campagne italiane, dal -24% per il grano duro al - 57% per i peperoni, con riduzione delle quotazioni del 34% per il latte, del 48% per i pomodori e del 54% per le arance su valori al di sotto dei costi di produzione, che spingono all’abbandono di campagne e stalle. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione ad aprile, sulla base delle rilevazioni Ismea alla terza settimana del mese. “Se sullo scaffale per i consumatori i prezzi sono praticamente stabili (-0,1%), nelle campagne – aggiungono il presidente Cerantola ed il direttore Palù - la situazione alla produzione è drammatica con il crollo delle quotazioni su livelli insostenibili”. Oggi gli agricoltori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè, quindici chili di grano per comprarsene uno di pane e dieci chili di pomodori ciliegini per comprarsi un pacchetto di sigarette. Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono soltanto alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni, che subiscono la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni, determinate dagli accordi agevolati. È il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi. L’accordo con il Marocco è fortemente contestato dai produttori agricoli, perché nel paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera. “A pesare sono anche gli effetti dell’embargo russo – concludono il presidente Cerantola ed il direttore Palù - che ha azzerato completamente le esportazioni di ortofrutta, formaggi, carni e salumi made in Italy, ma ha anche provocato una devastante turbativa sui mercati agricoli europei, che ha messo in crisi moltissime aziende agricole. Una situazione che ha aggravato la situazione delle stalle italiane, che stanno affrontando una crisi senza precedenti a causa del crollo dei prezzi che non copre più i costi per l’alimentazione del bestiame”.

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