10 Aprile 2017
Precipitazioni ai minimi storici, sarà un anno duro per l’irrigazione

Non piove più. E la situazione si fa critica per le colture, con l’approssimarsi della stagione dell’irrigazione. Nei cinque mesi tra ottobre e febbraio, tanto per comprendere la gravità della situazione, sono caduti in Veneto mediamente 328 mm di piogge, mentre la media del periodo nell’ultimo ventennio è di 452 mm, quindi siamo a 27%. Ci troviamo a fare i conti con una situazione seria, a fronte della quale non possiamo stare a guardare, ma dobbiamo riflettere sulle strategie preventive da porre in atto, dal risparmio della poca acqua disponibile, alla creazione di riserve divenute indispensabili, fino al ricorso, da programmare efficacemente, ad assicurazioni e fondi di mutualità per tutelare il reddito agricolo. Il caldo già a fine marzo con punte oltre i 25 °C, poi, non fa che acuire la concentrazione di smog nell’aria. Se nelle città la mancanza di pioggia ha causato l’innalzamento dei livelli di inquinamento, nelle campagne è la siccità a preoccupare, per la mancanza di acqua necessaria alle piante per la stagione irrigua. Una situazione aggravata dal fatto che nel Vicentino particolarmente secchi rispetto alla media sono stati anche il mese di dicembre con il 79% di precipitazioni in meno e quello di gennaio con un 57%, con una tendenza nel breve termine che non fa ben sperare. Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestano con pesanti conseguenze sull’agricoltura. Si moltiplicano gli eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense ed il repentino passaggio dal sereno al maltempo. Siccità e bombe d’acqua con forti piogge a carattere alluvionale, ma anche gelate estreme e picchi di calore anomali. Una situazione che ci preoccupa e di fronte alla quale Coldiretti non può che suggerire agli agricoltori di tutelare il proprio reddito con le assicurazioni ed i fondi di mutualità, strumenti pensati ad hoc per tutelare chi produce ed ogni giorno dell’anno è esposto al rischio di perdere raccolto e, nei casi più gravi persino le strutture operative. Se di fronte ai cambiamenti climatici non si può intervenire è invece possibile adottare politiche a sostegno dei trasporti pubblici locali e scelte politiche che privilegino la creazione di nuovi spazi verdi. La politica deve rimettere in discussione le scelte fallimentari fatte negli ultimi decenni, in quanto non risolutive dei problemi riscontrati, ma nemmeno migliorative sul versante dei dati. Non è possibile che gli amministratori locali facciano la danza della pioggia per sperare che la concentrazione di polveri sottili diminuisca. Servono politiche educative, trasporti pubblici efficienti ed economici e, soprattutto, una politica edilizia non fondata sull’edificazione, ma sull’analisi dell’edificato esistente, per evitare di continuare a sottrarre verde pubblico e verde impiegabile per l’agricoltura a favore di nuove strutture immobiliari destinate a restare inutilizzate”.

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