Introdotti inizialmente a titolo sperimentale per la vendemmia nel 2008, al fine di cogliere le caratteristiche di stagionalità e tempestività del lavoro in agricoltura, i voucher hanno progressivamente perso la loro connotazione agricola a seguito della progressiva estensione degli ambiti oggettivi e soggettivi di utilizzo del lavoro accessorio. Nonostante ciò i buoni lavoro vanno salvati, in quanto validi strumenti in grado di cogliere le peculiarità del lavoro in agricoltura, nonché per la comprovata capacità di promuovere l’emersione del lavoro sommerso, come dimostra l’aumento dell’1,6% delle ore lavorate nel quarto trimestre del 2016 rispetto all’anno precedente, secondo l’Istat. La sospensione improvvisa della vendita dei voucher, l’annunciata fase transitoria per consentire l’utilizzo dei voucher fino al 31 dicembre, si traduce in una farsa che danneggia imprese e lavoratori. Il mondo del lavoro, in un batter d’occhio, infatti, si trova sprovvisto di uno strumento fondamentale per regolarizzare le posizioni e fondamentale per evitare il lavoro nero, in mancanza di adeguate forme contrattuali vantaggiose per datori di lavoro e lavoratori. I voucher, inoltre, hanno contribuito ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti ed a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne. Si rende più che mai necessario ed urgente, quindi, individuare uno strumento ad hoc che sostituisca i voucher e tenga conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell’agricoltura come avviene in tutti i Paesi dell’Unione Europea. L’agricoltura nell’attività di preparazione dei terreni, di semine e trapianto di raccolta di ortaggi, frutta ed uva è condizionata dagli andamenti climatici sempre più imprevedibili ed ha bisogno di strumenti che tengano conto di queste caratteristiche. Con la cancellazione dei voucher si mettono a rischio le produzioni agricole e si perdono opportunità di lavoro nei campi per integrare il reddito di molte persone che, pur avendo buona volontà o competenze specifiche, stentano a trovare un impiego per gli eccessivi costi del lavoro, sotto tutti i punti di vista. Ancora una volta, a causa di una burocrazia assurda ed incompatibile con il mondo del lavoro, quindi, si rischia di perdere uno strumento di equità sociale, di trasparenza e solidarietà. Coldiretti continuerà a lottare per l’adozione di strumenti idonei a regolarizzare queste forme di lavoro ed anche recentemente ha manifestato contro l’abolizione dei voucher. Stride il fatto che la politica continui a denunciare l’evasione e poi, quando è il momento di pensare a forme semplificative delle norme ed efficaci per far pagare a tutte le tasse, non sia in grado di arrivare in tempi ragionevolmente brevi alle soluzioni che imprese e lavoratori si attendono. Burocrazia, tempi inconciliabili con il mondo del lavoro e, non di rado, l’incapacità di comprendere le esigenze del mondo produttivo, sono soltanto alcuni dei mali della nostra classe politica, incapace di stare al passo con l’Italia che produce. Una situazione drammatica, che Coldiretti continuerà a denunciare, avendo al fianco quei politici ed amministratori, a tutti i livelli, che vogliono il cambiamento, lo sviluppo e la vera equità sociale per un Paese che merita di crescere e non di viaggiare con il freno a mano tirato.
10 Aprile 2017
Quale futuro per i voucher