1 Ottobre 2015
35 milioni di litri di latte al giorno italianizzati

“No all'Europa che blocca i profughi e spalanca le frontiere alle schifezze”. È solo uno dei tanti messaggi lanciati lo scorso 7 settembre da Coldiretti al presidio disposto nella due giorni al valico del Brennero. Migliaia gli agricoltori giunti da ogni luogo d’Italia, tra i quali oltre cento vicentini guidati dal presidente provinciale Martino Cerantola e dal direttore Roberto Palù. Dal latte austriaco diretto a La Spezia alle cagliate provenienti dalla Germania e dirette in Puglia, ma anche porri ed altre verdure giunte in Italia dalla Svezia e destinate ad una cooperativa bergamasca. Sono solo alcune delle scoperte fatte dalla Coldiretti nell'ambito della grande mobilitazione al valico del Brennero per la difesa del made in Italy. “Affiancati da Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri dei Nas – spiega il presidente Cerantola – abbiamo ispezionato decine di camion al Brennero per portare in Italia prodotti dall’estero, pronti a diventare italiani. Dalle cagliate con i colori della bandiera italiana dirette in Puglia per essere trasformate in mozzarelle alle pancette fresche, con il marchio sbiadito, destinate ad un’industria di salumi veronese, pronte ad essere stagionate per diventare italiane. Nella circostanza, il carico di pancetta è stato posto sotto vincolo sanitario da parte dai Carabinieri dei Nas che hanno effettuato il controllo. Tra i camion fermati anche uno che trasportava porri ed altre verdure, figli per eccellenza del sole, ma in questo caso il camion, diretto in provincia di Bergamo, proveniva addirittura dalla Svezia”. Principale accusato di questa pesante situazione è l’Europa, colpevole di non voler fare chiarezza sull’etichettatura, impedendo così al consumatore di avere la certezza sulla provenienza di ciò che mette in tavola. “Sotto accusa è un’Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca ai traffici di ogni tipo di schifezza alimentare – aggiunge il presidente Cerantola – sulle quali si fanno affari a danno di agricoltori e consumatori. Autobotti, camion frigo, container sono stati verificati senza tregua per smascherare il finto made in Italy. Ed abbiamo constatato che il danno non si limita all’agroalimentare, fermando mezzi che trasportavano scarpe ed altre produzioni tipiche del nostro Paese, dove si continuano a perdere posti di lavoro a causa di un sistema che mette in crisi la produzione di qualità per favorire chi fa il furbo. Questi “prodotti” rovinano il buon nome delle nostre imprese, ma soprattutto l’immagine dell’Italia nel mondo, oltre a sottrarre risorse ad un sistema virtuoso, come quello agricolo, abituato a reinvestire ed a prendersi cura del territorio”. In assenza di regole sulla provenienza e sulle caratteristiche dei prodotti, la concorrenza sleale è insostenibile, con prezzi riconosciuti agli agricoltori scesi al di sotto dei costi di produzione, con la drammatica chiusura delle aziende e senza alcun beneficio per i consumatori, come dimostra il dossier elaborato da Coldiretti. L’iniziativa si è svolta contemporaneamente alla mobilitazione dei giovani agricoltori di Coldiretti che, a Bruxelles, hanno presentato le tante schifezze spacciate come made in Italy per chiedere un impegno più forte dell’Unione Europea, proprio in occasione del vertice straordinario dei Ministri Europei dell'Agricoltura.

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