20 Dicembre 2012
Aflatossine ed Ogm

Il verificarsi di una consistente contaminazione di aflatossine sulla produzione del mais in questa campagna non costituisce, purtroppo, un evento del tutto nuovo, considerando che già nel 2003 e 2005 si erano ripetute situazioni simili. Il fatto che queste contaminazioni si manifestino ormai ad intervalli regolari deve far riflettere che analoghi episodi non sono più occasionali e, pertanto, è necessario assumere provvedimenti strutturati e costanti nel tempo, così come dovrebbe avvenire anche nei riguardi dei cambiamenti climatici. A fronte di questo problema, da alcuni soggetti sono state avanzate due soluzioni: un innalzamento degli attuali limiti di presenza di aflatossine nelle produzioni agricole e/o l’introduzione di sementi Ogm. Per quanto riguarda il primo aspetto, i limiti sono stabiliti dalla legislazione europea, che fa di sicurezza alimentare e salute dei propri cittadini elementi cardine ed imprescindibili del proprio operato, la cui efficienza ed importanza sono riconosciute a livello mondiale. È impensabile, pertanto, ipotizzare l’innalzamento dei limiti negli alimenti delle micotossine, per le quali è provata scientificamente la tossicità per gli esseri umani (cancerogenesi, ecc…). Limiti che, vale la pena ricordare, sono uguali per tutti i 27 membri dell’Unione Europea. In merito all’effetto che gli Ogm possono avere sulla presenza delle micotossine, è necessario premettere che, finora, pochi sono stati gli studi ed i risultati ottenuti non hanno dato effetti certi e risolutivi. Nel 2006, uno studio condotto dal dr. Giovanni Monastra (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione di Roma) e dal dr. Francesco Pazzi (Consiglio dei Diritti genetici) ha evidenziato che il mais Ogm è inefficace nel ridurre la contaminazione da aflatossine in quanto:
1) Le ricerche per la resistenza ai funghi patogeni da parte di colture Ogm hanno manifestato insuccesso probabilmente dovuto a diversi fattori (scarsa conoscenza delle interazioni esistenti tra patogeni fungini e pianta, resistenza delle piante ai funghi patogeni regolata da meccanismi poligenici, mentre gli Ogm operano con meccanismi monogenici, l’influenza delle condizioni ambientali, ecc…);
2) Non esistono in commercio piante geneticamente modificate resistenti ai funghi patogeni o in grado di detossificare le micotossine.
Il prof. G. D. Buntin dell’Università della Georgia (Usa), nello svolgere delle prove sperimentali sull’utilizzo del mais Ogm nel 2009 i cui risultati sono stati pubblicati quest’anno in una guida per gli agricoltori statunitensi, mette in evidenza come il mais Ogm è inefficace nel ridurre i livelli di micotossine. In sintesi, tutti gli studi finora svolti hanno dimostrato l’inefficacia nella lotta degli Ogm contro le micotossine, soprattutto nei riguardi delle aflatossine, vere protagoniste di quest’anno, che rispetto ad altri patogeni fungini (Fumonisine) infestano spesso il mais nelle fasi post raccolta, in modo indipendente dalla presenza di danni dovuti ad insetti patogeni. Gli Ogm non rappresentano, pertanto, una strada percorribile per risolvere il problema delle aflatossine. Coldiretti, d’altronde, già da tempo ha manifestato contrarietà all’uso degli Ogm, in quanto rappresentano un elemento di delocalizzazione ed omologazione delle produzioni agricole e, quindi, una seria minaccia per l’agroalimentare italiano, espressione di tipicità e qualità, e di riflesso un pericolo per la redditività degli stessi imprenditori agricoli. Gli effetti sulla salute umana che gli Ogm possono creare vanno studiati nel medio-lungo termine (Bse insegna!) da soggetti terzi ed imparziali; ad oggi, invece, gli studi sugli Ogm vengono effettuati dagli stessi soggetti che li producono e li mettono in commercio. Per affrontare il problema delle micotossine, Coldiretti sta promuovendo dei tavoli di lavoro con Università, Istituzioni e Consorzi agrari per trovare pratiche colturali, tecniche di conservazione, nuove prassi di autocontrollo della filiera, varietà atte a resistere alla contaminazione dei prodotti agricoli, preservando il patrimonio agroalimentare italiano e la salute umana ed animale.

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