Le tradizioni ritornano. È il caso delle rogazioni, un’usanza ritenuta scomparsa, riti propiziatori cattolici, con preghiere, atti di penitenza e processioni per invocare la buona riuscita delle semine. La più bella è stata la grande rogazione sull’Altopiano, effettuata il 24 maggio, con lo scambio delle uova dipinte e delle coroncine di fiori tra ragazzi e ragazze. Tra gli altri appuntamenti noti, il 25 maggio a Vicenza (Anconetta) in Stradone dei Nicolosi all’azienda agricola Pontarin Gaetano ed a Montegalda in Via Roi all’azienda agricola Brunello. L’usanza prevede dei rituali precisi, che fanno chiaramente comprendere come l’agricoltura sia in grado di spaziare tra usanze ed innovazione. “Oltre alle invocazioni servono dei rami di ontano che, scorticati, diventano legno bianco per fare delle croci da mettere all’inizio di ogni campo. Rispettiamo cosi gli insegnamenti della civiltà contadina – spiega Enzo Gambin, direttore dell’Associazione dei produttori di olio d’oliva animatore al Frantoio Redoro – per tenere lontane siccità, grandine ed ogni altro disastro, ma anche come benedizione per le semine – precisa Paola Ballardin funzionaria di Coldiretti Vicenza, che ha presenziato il 25 maggio ad Anconetta, nell’azienda agricola di Gaetano Pontarin”. Un tempo l’evento durava tre giorni, con processioni da un capitello all’altro e la solennità dei paramenti, chierichetti e candele. Venivano recitate le litanie dedicate: “Signore, liberaci dai fulmini e dalla tempesta”.
16 Giugno 2017
Boom di rogazioni nel Vicentino, da Asiago al capoluogo berico