28 Febbraio 2011
Con i Farmers market di Campagna Amica vince il made in Italy

In controtendenza rispetto all’andamento generale aumenta la spesa nei mercati degli agricoltori che nel 2010 fanno registrare un vero boom, con una crescita del 28 per cento delle strutture attive, dove durante l’anno hanno fatto acquisti ben 8,3 milioni di italiani. È quanto emerge dal primo dossier sul fenomeno dei “Farmers market in Italia” presentato alla prima assemblea nazionale degli Agrimercati di Campagna Amica di Coldiretti, con la partecipazione, tra gli altri, di Roberto Weber (Presidente Swg), Giuseppe De Rita (Presidente Censis), Rosario Trefiletti (Presidente Federconsumatori), Paolo Massobrio (enogastronomo) Paolo Scarpa Bonazza (Presidente Commissione Agricoltura del Senato) e Sergio Marini (Presidente della Coldiretti). Nel corso del 2010 sono saliti a 705 i mercati degli agricoltori di Campagna Amica aperti, per un totale di 25115 giornate (+148 per cento), in tutte le regioni. Vi hanno venduto di persona i propri prodotti ben 16mila imprenditori agricoli, realizzando complessivamente un fatturato stimato in 320milioni di euro. Oltre la metà dei mercati (60 per cento) si trova nel Nord Italia, che precede Sud e Isole (22 per cento) e Centro (18 per cento). La regione con il maggior numero di farmers market attivi promossi da Coldiretti è il Piemonte, con 105 mercati, seguito da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Toscana. Va alla Lombardia,  però, il primato della regione col maggior numero di produttori (2250), davanti ad emiliani e piemontesi. “Si tratta di un primato straordinario conquistato in appena due anni dall’inizio di queste esperienze in Italia, dove è  attiva la più estesa rete di vendita diretta dei produttori agricoli presente in tutta Europa -  afferma il presidente nazionale Coldiretti Sergio Marini – e dai mercati viene una risposta ad un nuovo stile di vita e ad un modello di consumo più sostenibile che si sta affermando tra un numero crescente di cittadini. Guardare in faccia il produttore, farsi raccontare direttamente la storia del prodotto che si acquista, tagliare le intermediazioni e le manipolazioni sul cibo che si porta in tavola, salvaguardare le tradizioni culturali e colturali, sostenere economicamente il proprio territorio e la possibilità di fare un acquisto al giusto prezzo sono alcune delle motivazioni che spingono questo successo. Oltre che un’opportunità di mercato per tante imprese, si tratta di una formidabile occasione per aggiungere concorrenza ad un sistema ingessato da anni, ma anche di un’esperienza che ha uno straordinario effetto moltiplicatore sulle altre forme distributive, che per rispondere alle esigenze di un consumatore più informato dovranno garantire un adeguato spazio sui propri scaffali al vero prodotto made in Italy”. Nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica si trovano prodotti locali del territorio che non devono affrontare lunghi percorsi con mezzi inquinanti, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto  di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo. La mappa regionale dei mercati degli agricoltori è consultabile sul sito www.campagnamica.it, dove sono indicati gli indirizzi, gli orari di apertura, la gamma di prodotti offerti ed il percorso stradale online più conveniente per raggiungerli. Nei mercati vengono contenuti gli sprechi di imballaggi con l’offerta, ad esempio, di latte sfuso, sono banditi gli ogm e, spesso, sono messi a disposizione  servizi di vendita a domicilio ed offerte speciali per i gruppi di acquisto solidale (Gas) formati da condomini, colleghi, parenti o gruppi di amici che decidono di fare la spesa insieme per ottenere condizioni vantaggiose, ma soprattutto per garantirsi la qualità di quanto portano in tavola. Un fenomeno che  coinvolge molti chef, che nei loro ristoranti vogliono offrire menu freschi e genuini a chilometri zero. ll 62 per cento dei visitatori dei mercati degli agricoltori sono donne, il 48 per cento ha un’età compresa tra 35 e  54 anni e ben il 68 per cento ha una scolarità medio alta, mentre la scelta è fortemente condizionata dalla ricerca di cibi sani, di informazioni sui prodotti e dal bisogno di essere rassicurati su quello che si mette nel piatto, secondo l’indagine Coldiretti/Swg. La voglia di conoscenza è confermata dal tempo di permanenza che è in media di 32 minuti, molto elevato se si tiene conto dell’ampiezza della struttura. Tra le richieste avanzate dai consumatori che frequentano i mercati ci sono la possibilità di avere una gamma più vasta di prodotti, una maggiore frequenza nelle aperture, l’organizzazione di gruppi di acquisto con i produttori dei mercati e la possibilità di visitare l’azienda o di “adottare” una produzione. I prodotti più acquistati nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica sono nell’ordine la verdura, la frutta, i formaggi, i salumi, il vino, il latte, il pane, le conserve di frutta, la frutta secca, i biscotti ed i legumi, con una spesa media di circa 26 euro per visita. Estremamente elevato il grado di soddisfazione che è alto per il 75 per cento degli acquirenti, medio per il 20 per cento, mentre solo per il 2 per cento è basso ed un 3 per cento non risponde. Il giudizio positivo è confermato dal fatto che ben il 91 per cento dei clienti è propenso a consigliare questa forma di acquisto ad altri, con il passaparola che è stato finora l’unica forma di “pubblicità” adottata per far conoscere i mercati. Un riscontro positivo di questo canale commerciale alternativo si ha anche dal lato dei 16mila produttori che hanno partecipato ai mercati nel corso del 2010, innovando notevolmente la propria attività nell’azienda agricola. La metà degli agricoltori che partecipano ai mercati ha un’età compresa tra i 25 ed i 44 anni, che è ben al di sotto dell’età media dell’imprenditorialità agricola italiana, che si è alzata in modo preoccupante. L’elemento più rilevante dell’esperienza è il contatto diretto con i clienti con l’87 per cento degli imprenditori che è molto soddisfatto, anche perché la nuova attività ha un effetto positivo sull’occupazione, con il potenziamento della propria forza lavorativa nel 39 per cento dei casi e sul fatturato, che in media fa registrare un aumento del 20 per cento, particolarmente rilevante in un momento di crisi.

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