Con l’etichettatura d’origine obbligatoria abbiamo vinto un’importante battaglia, ma la guerra è ancora lunga e dobbiamo combatterla con spirito di collaborazione e con la comune convinzione che soltanto attraverso la realizzazione del progetto per Una filiera agricola tutta italiana riusciremo a far trionfare le nostre aziende agricole, grazie al nostro lavoro ed ai prodotti d’eccellenza che soltanto noi riusciamo ad offrire al mercato. Finalmente l’Italia ha compreso quanto sia importante identificare chi produce. E credo che il nostro presidente nazionale, Sergio Marini, sia riuscito a sintetizzare appieno questo trionfo normativo: “quando sono in gioco la volontà e gli interessi dell’intera collettività non bisogna aver paura di metterci la faccia fino in fondo”. Dobbiamo essere i primi a fungere da sentinelle del territorio, il che significa essere ancor più garanti del prodotto e, quindi, della nostra economia. Per una volta l’Italia ha tagliato il traguardo per prima, ma la legge sull’etichettatura d’origine non convince Bruxelles. La Commissione europea, infatti, ha inviato una lettera all’Italia in cui dice di non ritenere opportune le norme relative alla materia. Per questo è stato chiesto di soprassedere fino a quando non sarà emanato un regolamento a livello comunitario. Coldiretti, invece, reputa che essere in anticipo sia un pregio, non certo un difetto per un Paese come l’Italia che ha il compito di svolgere un ruolo di leadership in Europa nella tutela della qualità e della sicurezza alimentare. Già in altre occasioni, come nel caso dell’etichettatura dell’extravergine di oliva, l’Italia ha anticipato l’Unione europea guidandola verso una norma di trasparenza fortemente voluta dai cittadini. ll nostro Paese e la sua rete di aziende agricole, con questa legge ha dimostrato di essere leader in Europa in tema di sicurezza alimentare, avendo il coraggio di legiferare laddove l’Europa, ancora troppo distante dai cittadini, ha trovato il modo di impantanarsi perpetuando di fatto gli interessi delle lobby degli affari. Posizione condivisa anche dal ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan: “la Legge approvata all’unanimità dal Parlamento italiano parte dall’esigenza diffusa tra i consumatori e nella filiera produttiva di veder garantita un’informazione trasparente in merito all’origine. Sono certo che ciò che è stato fatto in Italia in questa delicatissima materia sarà tenuto nella giusta considerazione dalle Istituzioni comunitarie”. Il 18 gennaio 2011, quindi, sarà una data che non potremo dimenticare. Una data storica per l’agroalimentare italiano, con l’approvazione della Legge “Disposizioni in materia di etichettatura di qualità dei prodotti alimentari” da parte della Commissione Agricoltura della Camera si è infatti concluso un iter che ha visto impegnata Coldiretti per oltre dieci anni, per assicurare la trasparenza di quanto si porta in tavola. Con l’approvazione definitiva della Legge, che mi piace definire “salva made in Italy”, sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta, viene messa la parola fine ad un grave inganno nei confronti dei produttori italiani e dei consumatori. Non dobbiamo sottovalutare questo grande risultato, che non rappresenta un astratto traguardo messo a segno, bensì l’ennesimo passo verso la realizzazione e diffusione del grande progetto per Una filiera agricola tutta italiana. Uno strumento che consentirà al mondo agricolo di crescere ed alle aziende, soffocate dalla scarsa redditività, di risollevarsi e riposizionarsi nel mercato, con profitti degni dell’importante lavoro che ogni giorno conduciamo nelle nostre imprese. Conduciamo insieme queste battaglie, perché continuare a combattere è fondamentale per affermare i nostri diritti e per far trionfare le produzioni made in Italy, quindi l’economia agricola del territorio in cui viviamo e che amiamo profondamente.