Nel mercato globale crescono i rischi derivanti da attività di produzione e distribuzione di cibi adulterati e dalle frodi, con conseguenze pesanti per salute ed economia, con il business delle agromafie che, con un aumento del 10 per cento in un anno, raggiunge i 15,4 miliardi di euro nel 2014, in controtendenza rispetto alla recessione che coinvolge ogni settore. Ben venga, dunque, la recente proposta del Guardasigilli Andrea Orlando, della Commissione di studio per l'elaborazione di una riforma dei reati in materia agroalimentare, alla cui guida ci sarà l'ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli, attualmente presidente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso da Coldiretti. La contraffazione dei nostri prodotti non è fantascienza, ma si può toccare con mano andando quotidianamente a fare la spesa ed osservando, con consapevolezza ed attenzione, ciò che la grande distribuzione propina ai consumatori. Accanto a prodotti nostrani, infatti, vengono esposti, con incarti il più delle volte accattivanti, alimenti provenienti da aree del mondo dove i controlli sono decisamente meno rigorosi e dai contenuti spesso indefiniti. Parlare di tracciabilità, in questi casi, è addirittura un tabù, venendo meno le condizioni di base per commercializzare degli alimenti commestibili. Dobbiamo riconoscere che, anche grazie alla disponibilità di nuove tecnologie, la contraffazione e la frode alimentari sono diventate un vero e proprio affare criminale, che va perseguito con un sistema punitivo più adeguato. E sotto questo profilo, come ha ricordato il nostro presidente nazionale Roberto Moncalvo, non si deve pensare solo ad un inasprimento delle pene, ma all’articolazione di modelli di sanzioni in grado di colpire i patrimoni economici. La confisca dei beni, così come sperimentato per il contrasto alla criminalità organizzata, può essere una soluzione da percorrere. Garantire trasparenza negli scambi commerciali e dare una risposta certa a condotte criminali costituisce, del resto, la risposta fondamentale che lo Stato può dare per supportare crescita e competitività del vero made in Italy, oltre che per rimuovere i rischi per la salute. Anche in questo settore l’Italia può fare da battistrada in Europa per colpire in modo esemplare gli scandali che si ripetono nel tempo e possono far crollare la fiducia dei consumatori e bloccare il regolare funzionamento del commercio. Nei territori sarà fondamentale proseguire con l’attività educativa svolta dagli agricoltori attraverso Campagna Amica, con i punti vendita ed i mercati, presidi importanti per avvicinare i cittadini consumatori ad una conoscenza maggiore dei prodotti del territorio. Emancipare chi acquista rispetto alla scelta di un prodotto genuino, di stagione e di qualità è per noi di Coldiretti un dovere civico, oltre che da imprenditori onesti e lungimiranti. Non dimentichiamo che, per effetto della crisi, le frodi a tavola sono aumentate del 277 per cento del valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate, per garantire la sicurezza alimentare. Un dato che si riflette sull’economia dei nostri territori, ricchi di prodotti suscettibili di contraffazione, perciò dobbiamo tenere gli occhi aperti ed essere pronti a segnalare situazioni sospette alle autorità competenti, per non renderci complici di un sistema che danneggia noi produttori e le nostre famiglie.
8 Maggio 2015
Doverosa una riforma dei reati alimentari