14 Aprile 2014
Giovani e lavoro al tempo della crisi

La metà dei trentenni vive con la paghetta. Il 51% dei trentenni nel 2014 vive con la paghetta dei genitori, dei nonni o di altri parenti costretti ad aiutare i giovani fino ad età avanzata. È quanto emerge dalla prima analisi Coldiretti/Ixè su “Crisi: i giovani italiani ed il lavoro nel 2014”, presentata all’Assemblea elettiva di Giovani Impresa Coldiretti sui ragazzi di età compresa fra 30 e 34 anni, dalla quale si evidenzia che il soccorso di genitori e parenti sale al 79 per cento se si considerano tutti gli under 34. La famiglia è diventata una rete di protezione sociale determinante, che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno. La struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, considerata in passato superata, si è invece dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini.
I sogni di un giovane su quattro. Nel 2014 il 23 per cento dei giovani accetterebbe un posto da spazzino, il 27 entrerebbe in un call center ed il 36 per cento, pur di lavorare, farebbe volentieri il pony express. Resta solido l’obiettivo del posto fisso, preferito dal 46 per cento dei giovani, anche se in calo del 7 per cento rispetto allo scorso anno. Tiene il mito del dipendente pubblico, al quale ambisce il 34 per cento dei giovani. Ad evidenziare la criticità del rapporto scuola-lavoro è il fatto che solo il 30 per cento dei giovani fa un lavoro coerente con gli studi, mentre il 23 per cento lo fa solo in parte.
Per 8 su 10 per trovare il posto serve la raccomandazione. I giovani che si sono dati alla ricerca attiva del lavoro nell’ultimo anno hanno presentato in media 20 curriculum, ma una percentuale del 44 per cento non ha inviato alcuna domanda di assunzione o lavoro. Non va però sottovalutata una minoranza del 14 per cento di giovani che durante l’anno ha ricevuto oltre 50 porte sbattute in faccia, risposte mancanti o negative, di fronte alla richiesta di lavoro. Preoccupa il fatto che l’80 per cento dei giovani fino a 34 anni dichiari di conoscere qualcuno che ha trovato lavoro grazie alle raccomandazioni che gli scandali e le difficoltà economiche non hanno fatto venir meno.
Disposti ad emigrare il 51% dei giovani. Altro che choosy, bamboccioni o privi di ambizioni, il 19 per cento dei giovani considera l’Italia un Paese fermo, in cui non si prendono mai decisioni. Una minoranza, il 27 per cento dei giovani, pensa ancora che l’Italia possa offrire un futuro per il valore del made in Italy (23 per cento) che si classifica alla pari con le competenze e la creatività (23 per cento) e le risorse ambientali e culturali (23 per cento).
Il disinteresse per la politica. Quasi un giovane italiano su tre (31 per cento) non conosce il nome del Presidente del Consiglio, il 30 per cento quello del presidente della Camera ed il 37 per cento quello del presidente del Senato, a conferma del gap che deve essere ancora colmato tra politica e popolazione. Se sui nomi regna l’incertezza, sono chiari gli obiettivi indicati dai giovani per il nuovo Governo, con in testa l’economia ed il lavoro (81 per cento) che battono nettamente le riforme elettorali e costituzionali (43 per cento). Nell’ambito economico, priorità viene data alla crescita (65 per cento) e, a seguire, a pari merito difesa dei posti di lavoro, riduzione delle tasse e lotta all’evasione (49 per cento).

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