24 Aprile 2012
Grazie alla vendita diretta salvo il budget familiare

Il termine “aumenti” viene quotidianamente ripetuto dai mezzi di comunicazione stampati e diffusi via etere e rimbomba senza tregua nelle teste di ciascuno, costretto a fare i conti con risorse economiche sempre più limitate in rapporto ai prezzi al dettaglio. La grande distribuzione non contribuisce certo positivamente. In questo periodo di sconforto generale, infatti, i potenti colossi del consumo fanno di tutto per incentivare l’acquisto di prodotti voluttuari, sia in campo alimentare che negli altri comparti di vendita. Strategie sopraffine, evidentemente, che accrescono l’indebitamento delle famiglie, ormai ridotte a dover misurare il budget per la spesa relativa al cibo. Una situazione intollerabile, che richiede un forte cambiamento culturale. Con il nostro impegno, attraverso i mercati e le botteghe di Campagna Amica stiamo dando il via ad un cambiamento epocale nel modo di consumare: scelte consapevoli fondate sulla sanità degli alimenti e sulla qualità ci spingono a promuovere le nostre eccellenze della terra. Lanciando i nostri migliori prodotti, naturalmente freschi di giornata e ad un giusto prezzo, svolgiamo non soltanto un compito di sopravvivenza rispetto alle nostre aziende, sempre sottopagate dal circuito commerciale, ma contribuiamo a sostenere la rete locale dell’economia e, più in generale, un intero settore che traina il Paese. È un lavoro complesso, e ne siamo consapevoli, ma vogliamo continuare a lottare per il bene delle nostre aziende agricole e far sì che il futuro possa cambiare per i nostri giovani. Le indagini supportano amaramente ciò che vi ho appena accennato. Con i risparmi, infatti, le famiglie hanno tagliato dell’1,3 per cento le spese alimentari e le tavole si sono impoverite in quantità nel 2011 con meno carne bovina (-0,1 per cento), pasta (-0,2 per cento) carne di maiale e salumi (-0,8 per cento), ortofrutta (-1 per cento) ed addirittura meno latte fresco (-2,2 per cento). E la riduzione è proseguita nel 2012 con un calo del 2,3 per cento a febbraio. Per effetto del minor potere d’acquisto, infatti, il 25 per cento dei consumatori ha aumentato nel 2011 la frequentazione dei discount, mentre, all’opposto, ben il 38 per cento ha ridotto la propria presenza nei negozi tradizionali, che rischiano un vero crack. Il dato che più ci interessa e ci fa ben sperare, riguarda la nostra rete di vendita. Con un aumento record del 53 per cento, secondo dati Coldiretti/Swg, infatti, a registrare performance migliori dei discount sono solo gli acquisti diretti dal produttore, dove nel 2011 hanno fatto la spesa ben 9,2 milioni di italiani, che hanno tagliato le intermediazioni pur di non rinunciare alla qualità a tavola. Dobbiamo renderci conto, però, dell’ulteriore sforzo che le nostre aziende agricole sono chiamate a fare in questo momento in cui la cinghia va ulteriormente stretta. Per effetto dei rincari la spesa per trasporti, combustibili ed energia elettrica delle famiglie italiane ha superato il 19 per cento ed ha sorpassato nel 2012 quella per gli alimentari e le bevande. Dati che non sono indifferenti alla nostra realtà produttiva e che, anzi, impattano sulle nostre imprese in modo rilevante. L’aumento della spesa energetica in un momento di crisi ha un doppio effetto negativo, perché riduce il potere d’acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma fà lievitare anche i costi delle imprese, particolarmente rilevanti per l'agroalimentare. Il costo dell'energia si riflette in tutta la filiera e riguarda le attività agricole, ma anche la trasformazione e la conservazione degli alimenti. Di fronte a questa situazione dobbiamo reagire convinti, non solo grazie ai numeri confortanti, ma soprattutto all’appoggio che deriva dai consumatori, che sempre più numerosi cercano e desiderano i nostri prodotti, frutto della terra e capaci di trasmettere con il proprio sapore delle sensazioni che altrove sono solo evocate da belle immagini.

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