13 Dicembre 2011
Il nostro Progetto salverà economia e territorio

Il futuro è già presente. Il progetto Coldiretti per Una filiera agricola tutta italiana si è rivelato a tal punto efficace da apparire persino avanguardista rispetto ad un modo nuovo di intendere l’economia, in questa fase di crisi che stiamo attraversando. Se torniamo indietro a quando, poco più di un anno fa, 15mila rappresentanti della nostra Organizzazione hanno gremito il Palalottomatica, per partecipare all’assemblea nazionale sul tema “La filiera agricola tutta italiana... vince il Paese vero”, il sangue si gela nelle nostre vene. Eravamo increduli, coinvolti per senso di appartenenza, ma al tempo stesso titubanti sul fatto che il progetto Coldiretti potesse diventare realtà. Oggi, invece, dopo aver vinto numerose sfide: dalla lotta al falso made in Italy alla battaglia sull’etichettatura d’origine, passando attraverso una miriade di altre battaglie giunte a buon fine per tutelare ancora una volta il mondo agricolo, ci guardiamo alle spalle ed il progetto per Una filiera agricola tutta italiana sembra essere sempre esistito. E sullo sfondo due elementi cardine del nostro impegno: la valorizzazione dei prodotti locali e la salvaguardia, attraverso la loro promozione del territorio. Ricordiamo, infatti, che gli agricoltori sono i custodi del territorio e laddove la loro presenza è forte l’ambiente stesso viene tutelato, a chiaro vantaggio della collettività. Siamo riusciti a costruire, quindi, una filiera italiana in grado di trasferire i valori distintivi dell’agricoltura nazionale fino al consumatore. Una filiera che preveda come carattere distintivo l’obbligo di far avvenire tutti i processi in Italia, a vantaggio non solo degli agricoltori, ma di tutta la società. Una filiera agricola che veda gli agricoltori finalmente protagonisti, attraverso tutti i canali distributivi. Condizione necessaria, questa, affinché la quota di reddito degli agricoltori non sia sempre più marginale, ma veda una giusta retribuzione del lavoro e dei fattori produttivi. Una filiera firmata, che renda l’origine visibile e riconoscibile da parte del consumatore finale. Una filiera che, attraverso una maggior trasparenza testimoni il legame del prodotto con il territorio di riferimento, contrastando l’agro-pirateria che distrugge l’economia di settore. Il nostro intento è andato a buon fine, ma dobbiamo essere consapevoli che non si può mai calare la guardia. È fondamentale tenere alta la qualità dei nostri prodotti e migliorare progressivamente l’offerta al consumatore, che ha piacevolmente scoperto la possibilità di avere un rapporto diretto con chi produce, consapevole del fatto che ciò che spende non viene dissipato da una catena distributiva di cui è difficile individuare le fasi che stanno tra chi capo e coda. Attraverso i mercati di Campagna Amica prima e con le Botteghe oggi, finalmente le aziende agricole possono trovare la giusta remunerazione per il lavoro svolto. Finalmente siamo riusciti, attraverso la valorizzazione dei prodotti, la trasparenza e la qualità a ricompensare chi produce offrendo al tempo stesso alimenti straordinari ai cittadini consumatori. L’esempio della Bottega di Campagna Amica di Thiene, prima inaugurata in Veneto, testimonia la direzione verso la quale dobbiamo volgere sguardo ed intenzioni. Non c’è più tempo per riflettere: il progetto è nelle nostre mani, occorre adeguarsi al futuro e fare un salto di qualità per poter dare ossigeno alle nostre aziende e farle crescere nel territorio. Non dobbiamo aver paura di fare rete, di tendere le mani ai colleghi produttori, per realizzare progetti di crescita condivisa. Lo straordinario esempio che si è realizzato lo scorso 18 novembre in Regione Veneto, con lo storico accordo, dopo 12 anni di dissapori, che ha portato alla nascita di un unico Consorzio dell’Asparago bianco di Bassano Dop, nel quale confluiranno anche i produttori che saranno certificati da Csqa e che detenevano il marchio rosso, rappresenta la nostra capacità di lavorare in squadra. Il nostro impegno, dunque, c’è tutto. È evidente, però, che accanto a questo occorrerà una maggior sensibilità del mondo politico, che dovrà ascoltare e farsi interprete delle nostre istanze, acquisendo la consapevolezza che ciò vuol realizzare “quella straordinaria Italia del buon senso”.

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