Ce la stiamo mettendo tutta, ma sulle nostre tavole, almeno per ora, sono ancora anonimi molti prodotti, tra cui salumi, carne di coniglio e carne trasformata, frutta e verdura trasformate, derivati del pomodoro, concentrato di pomodoro e sughi pronti, nonché alcuni dei prodotti che rappresentano un simbolo per il made in Italy nel mondo, come il pane, la pasta ed il riso. Si consolida un percorso di cambiamento che vede l’Italia svolgere giustamente un ruolo di leadership in Europa nella battaglia per la qualità e la trasparenza grazie ai primati conquistati a tavola. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge 204/2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa, ma l’etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa, dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. Per fare degli esempi e comprendere come la nostra economia venga danneggiata, basta pensare che due prosciutti su tre sono venduti come italiani, ma provengono da maiali allevati all'estero, un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, così come i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina, i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili. Non possiamo tollerare che la natura dei prodotti venga raggirata attraverso il famigerato italian sounding o con l’utilizzo della bandiera italiana, piuttosto che di altri mezzi che inducono confusione e portano l’acquirente a mettere in tavola un prodotto diverso da quello che appare. E per contrastare questa tendenza dobbiamo chiedere con forza ai nostri rappresentanti al Parlamento di credere in questa battaglia, che è anzitutto una battaglia di giustizia e lealtà, per riconoscere il lavoro di chi produce per il Paese, quella che Coldiretti chiama la Forza amica del Paese. Al tempo stesso, però, dobbiamo continuare a lavorare uniti e convinti al nostro interno. Un sistema associativo forte ci permette di essere autorevoli e farci ascoltare nei tavoli di lavoro in cui la nostra Organizzazione viene chiamata in causa quale voce vera del settore agricolo. Il nostro punto di vista non è più considerato di parte, ma espressione reale del mondo agricolo. È evidente, però, che tanti più siamo, tanto più la nostra voce può farsi sentire e raggiungere i soggetti che possono aiutarci a realizzare il cambiamento che tutti noi produttori vogliamo. Un’agricoltura trasparente ed efficiente, forte e collaborativa, organizzata ed integrata nel mondo cooperativistico. Soltanto con questi obiettivi e priorità possiamo pensare che le nostre battaglie possano essere affrontate e vinte. Possiamo farcela, ma dobbiamo contare sempre di più.
1 Dicembre 2016
Il nostro punto di vista è la voce vera del Paese e di chi lavora







