28 Luglio 2014
Il riso “giallo” minaccia quello italiano

Ha i chicchi più lunghi ed arriva dalla Cambogia, libero e senza dazi. È il riso che minaccia il Vialone Nano, il Baldo ed il Carnaroli, le varietà italiane che fanno del risotto il principe dei piatti. L’allarme è di Coldiretti che l’11 luglio scorso ha incontrato a Venezia il governatore del Veneto, Luca Zaia e gli assessori all’Agricoltura Franco Manzato ed al Bilancio Roberto Ciambetti, il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato ed il vice presidente della IV Commissione consiliare Graziano Azzalin, al fine di spiegare le ragioni della mobilitazione che ha coinvolto i risicoltori del Nord. “Le tre tipicità coltivate in Veneto occupano oltre tremila ettari gestiti da 120 aziende – spiegano i risicoltori - a causa delle riduzioni di prezzo determinate dalla crisi di mercato interno, negli ultimi anni sono state soppiantate dalla specie “Indica”, che sembra incontrare meglio le esigenze dei consumatori, soprattutto europei, attratti forse dal gusto esotico, ma comunque coltivato a kmzero, nel rispetto della tutela sociale ed ambientale”. Una risposta intelligente da parte della professionalità agricola, ma insufficiente a resistere alla spregiudicata concorrenza asiatica. Dalla Cambogia abbiamo importato nel solo primo trimestre 2014 il 360 per cento del prodotto, mentre si sono moltiplicati i pericoli per la salute con il sistema di allerta rapido Europeo (RASFF), che ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e derivati con presenza di pesticidi non autorizzati ed assenza di certificazioni sanitarie. A rischio anche un patrimonio agroalimentare, della tradizione gastronomica. Una distintività messa in discussione da un accordo comunitario, che ha il pregio di aiutare 49 Paesi in via di sviluppo a scapito del made in italy, provocando la scomparsa della coltura del riso dai nostri territori. L’appello di Coldiretti Veneto va dritto a Bruxelles, tramite il semestre italiano, affinché sia attivata la clausola di salvaguardia che ogni Stato può chiedere viste le gravi ripercussioni al sistema economico, che si dia attuazione alla legge sull’etichettatura d’origine per tutti i prodotti e si proceda a severi controlli delle merci in entrata.

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