2 Agosto 2013
Il Veneto ha una legge sull’agricoltura sociale

L'8 marzo Coldiretti Veneto è sbarcata a Venezia presso la sede del Consiglio regionale, chiedendo con una propria rappresentanza una legge sull'agricoltura sociale, nuova frontiera della multifunzionalità e dei servizi al cittadino che l'agricoltura offre. Il 20 giugno, in poco più di tre mesi, ha visto la luce la legge regionale n. 14 sull'agricoltura sociale; un iter a dir poco veloce, se si pensa che la legge nasce con un metodo condiviso e frutto del lavoro di tre Assessorati: Agricoltura (capofila), Sociale e Sanità. Una disposizione necessaria per consentire alle aziende agricole, ma anche agli stessi enti e cooperative sociali di lavorare in un quadro normativo chiaro, che può dar gambe al Psr, ma soprattutto ai tanti esempi e progetti di agricoltura sociale che si sono sviluppati nel territorio, in un’ottica di servizio alle fasce deboli di popolazione e di vera spending review. La legge individua non solo la figura della fattoria sociale, ma tutte le figure dell'agricoltura sociale, individua percorsi formativi e capacità professionali, ambiti di sviluppo e di azione. Sugli aspetti strutturali si deve lavorare sui decreti attuativi, che devono rendere applicabile la norma concretamente, affinché sia vero trampolino di lancio e non vessatoria. Di questo si è parlato in particolare sabato 29 giugno alle 17.30 a Festambiente, al Parco del Retrone, durante la tavola rotonda organizzata dal Forum agricoltura sociale, che ha visto la partecipazione del consigliere regionale Bruno Pigozzo e del neo assessore alle Politiche sociali del Comune di Vicenza, Isabella Sala. Coldiretti Vicenza ha fatto sentire la propria voce e le proprie testimonianze con un importante contributo tecnico sulla norma e tramite la voce dei propri imprenditori. Gli esempi di agricoltura sociale non mancano, anche nel Vicentino, dove esistono interessanti esempi di attività con animali e reinserimento sociale, ma anche numerose aziende in cui a mettersi in gioco sono soprattutto i giovani, che grazie all’agricoltura trovano lo sbocco alternativo ad un futuro incerto e con troppi interrogativi. La testimonianza che ha chiuso il convegno e dato senso alla norma l'ha portata Nicola, un ragazzo che opera presso la Fattoria didattica Il Dindarello di Luigi Sandini a Lupia: ha presentato la sua "tesina" in cui, commuovendo tutta la platea, ha ringraziato per l'esperienza in fattoria, dove ha potuto imparare, cogliendo i tratti distintivi di ogni agricoltore con cui ha lavorato e di ogni mansione assegnatagli. Con l’approvazione della legge regionale sull’agricoltura sociale, finalmente si da trasparenza ad una realtà emergente e fino ad ora senza una codifica: le fattorie sociali. Si tratta di un riconoscimento a tutti quegli imprenditori agricoli, giovani in particolare, che attraverso la multifunzionalità hanno esplorato forme spontanee di supporto alle fasce più deboli della società come la pet therapy negli ospedali, i soggiorni per anziani in campagna, il coinvolgimento degli ipovedenti, l’integrazione nel mondo del lavoro di carcerati e tossicodipendenti, il recupero psicofisico dei portatori di handicap. Il Veneto è ricco di attività frutto dell’ingegno: dagli agrinidi agli ospizi di campagna. Le attività intraprese sul territorio sono molteplici e le soluzioni adottate rispecchiano le svariate offerte garantite dalle imprese agricole per soddisfare un’esigenza avvertita sempre più dalla collettività per il mantenimento di legami territoriali e culturali che costituiscono il vissuto di una comunità e che spesso trovano, non casualmente, proprio nella famiglia rurale gli interpreti più fedeli. La prossimità e la relazione sono valori antichi e da sempre presenti nel mondo contadino, cosi come la solidarietà, il mutuo aiuto, la cura ed assistenza di membri all’interno di una cerchia familiare “allargata”. In agricoltura c’è una predisposizione naturale per la valorizzazione delle persone di tutte le età e questa attitudine ha consentito di alimentare un welfare inclusivo più umano e rispettoso delle fragilità. A tutti i consiglieri regionali che l’hanno votata, Coldiretti, riconosce l’impegno per aver creato un ambiente normativo ad hoc per l’incremento di quella che si può chiamare “economia solidale” non ancora percepita appieno, ma ben radicata nella storia del Nordest, apprezzandone anche i contenuti innovativi supportati da agevolazioni come la concessione in uso di beni regionali e la distribuzione dei prodotti alimentari nelle mense gestite da enti pubblici.

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