“Non valorizza chi vive e lavora in agricoltura e favorisce il permanere delle rendite fondiarie in contrasto con il documento firmato da tutte le organizzazioni agricole, cooperative e sindacati del lavoro italiani il 17 novembre 2011 per una riforma della Politica agricola che chiedeva di indirizzare i benefici della Pac prioritariamente verso le imprese agricole che sono orientate al mercato ed operano sul territorio, anche attraverso forme di aggregazione e di integrazione, che in modo professionale creano reddito e producono alimenti ed effetti positivi per la società”. È quanto affermato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare gli emendamenti approvati dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo sulla proposta della Commissione Europea in materia di riforma della Pac. Il compromesso adottato permette agli Stati membri di stabilire che i pagamenti diretti siano erogati agli agricoltori che mantengono le superfici agricole in uno stato idoneo al pascolo o alla coltivazione, e di definire una lista negativa di soggetti che non possono essere considerati a priori come agricoltori in attività (aeroporti, ferrovie, ecc…). Nega, invece, la possibilità agli Stati membri di stabilire i criteri, affinché non siano concessi pagamenti diretti ad una persona fisica o giuridica, le cui attività agricole non rappresentano una parte predominante dell’insieme delle sue attività economiche. Per quanto riguarda il tetto per gli aiuti, è confermata la proposta del relatore relativa all’applicazione di tassi di degressività, con un massimale di 300.000 euro. In merito alla convergenza interna, i deputati chiedono che l’importo del massimale nazionale da distribuire il primo anno sia limitato ad un importo non inferiore al 10% (al posto del 40% proposto dalla Commissione) e che entro il 2019, tutti i diritti all’aiuto possano avere un valore unitario uniforme o possano scostarsi dal valore medio unitario fino al 20%. Inoltre, al termine del periodo (2019) gli Stati membri possono stabilire che i premi non vengano ridotti di più del 30% rispetto al primo anno di applicazione (2014). In deroga a tale sistema, gli Stati membri possono adottare un sistema di convergenza interna per uniformare una parte dei titoli di pagamento (al 2021). Viene proposto un pagamento annuo integrativo sui primi 50 ettari, di un importo da definire sino al 30% del massimale nazionale. Per quanto riguarda il greening viene proposta l’esenzione dell’applicazione delle corrispondenti pratiche agricole per le aziende con superficie inferiore a dieci ettari. Le aree di interesse ecologico vengono limitate al 3% degli ettari ammissibili a seminativo (dal 1 gennaio 2016 la percentuale è aumentata al 5%), con l’esenzione dell’applicazione alle colture permanenti. Avranno diritto ipso facto al pagamento della componente ecologica, i beneficiari delle misure agroambientali-climatiche (sviluppo rurale), gli agricoltori con metodo biologico e gli agricoltori le cui aziende sono ubicate in aree natura 2000. Gli agricoltori con più del 75% della loro superficie ammissibile coltivata con colture sommerse dall’acqua per una parte significativa dell’anno sono esenti dagli obblighi relativi alla diversificazione delle colture ed alle aree ecologiche. Per quanto riguarda i giovani agricoltori viene confermata l’obbligatorietà del regime per un importo minimo pari al 2% della dotazione nazionale, con possibilità di incremento. Il pagamento potrà essere concesso sino ad un massimo di 100 ettari (al posto dei 25 ettari proposti dalla Commissione). Il sostegno accoppiato potrà essere concesso a tutti i prodotti agricoli (allegato I del Trattato UE) per un ammontare di risorse pari al 15% del massimale nazionale per gli aiuti diretti (la proposta UE prevedeva solo alcuni prodotti beneficiari del sostegno per un ammontare di risorse pari al 5% con possibilità del 10%). In via prioritaria saranno privilegiate le produzioni che hanno beneficiato del sostegno accoppiato nel periodo 2010-2013 e gli agricoltori che detenevano diritti speciali. Gli Stati membri possono istituire un regime semplificato per i piccoli agricoltori. In tal caso, gli agricoltori che hanno diritto ad un pagamento inferiore a 1.500 euro sono automaticamente inclusi nel regime dei piccoli agricoltori (con possibilità di recedere). Per quanto riguarda l’intervento pubblico e l’ammasso privato, i prezzi di riferimento potranno essere aggiornati ad intervalli regolari anche in funzione della produzione, dei costi dei fattori produttivi e delle tendenze dei mercati, con l’estensione al frumento duro. Nel settore dell’olio d’oliva si va verso il “modello ortofrutticolo”. I programmi triennali saranno gestiti dalle Op e dall’interprofessione. Tra le condizioni obbligatorie di commercializzazione dell’ortofrutta è prevista l’indicazione del Paese d’origine in etichetta per i prodotti freschi. Per lo zucchero sono proposte ripresa ed aggiornamento del regime delle quote produttive fino alla campagna 2019-2020. Anche per i vigneti i deputati chiedono la ripresa e l’aggiornamento dell’attuale regime dei diritti d’impianto fino alla campagna 2029-2030. Per latte e prodotti lattiero caseari i deputati confermano le regole contrattuali approvate nel “pacchetto latte” (inclusa la programmazione produttiva). Inoltre, per il periodo post quote (post 2015) è proposta l’introduzione di un nuovo meccanismo per risolvere situazioni di squilibrio nel mercato a seguito di variazioni nell’andamento dei costi e dei prezzi di produzione. I deputati propongono il rafforzamento del ruolo e dell’efficacia delle Op che possono essere riconosciute per tutti i settori. Per gli Stati membri come l’Italia, che hanno optato per Piani di sviluppo rurale regionali, la commissione agricoltura del Parlamento europeo propone di introdurre la possibilità di avere al contempo, un programma nazionale per talune misure e programmi regionali per le misure restanti. Sempre per gli Stati Membri a programmazione regionale, viene introdotta la possibilità di compensare le somme non utilizzate di uno o più Programmi di sviluppo rurale con somme spese oltre tale limite da altri Programmi di sviluppo rurale. Nell’ambito dei sottoprogrammi tematici, viene espressamente prevista la possibilità di inserire nei Programmi di sviluppo rurale, un sottoprogramma per le donne nelle zone rurali. Infine, con la misura sulla cooperazione, è stata introdotta la possibilità di promuovere, oltre alle filiere corte ed i mercati locali, i circuiti regionali brevi ed i prodotti di qualità. A questo si aggiunge la proposta di un sostegno riconosciuto agli agricoltori o alle associazioni/organizzazioni di produttori, a copertura dei costi di partecipazione a regimi nazionali quali quelli per le produzioni da filiere alimentari corte o su scala locale. Nell’ambito della stessa misura, viene prevista la possibilità di concedere, per queste produzioni, un aiuto alle attività di promozione ed informazione. Dopo la definizione del Quadro finanziario pluriennale, l’assemblea plenaria del Parlamento europeo dovrà approvare i testi sulla Pac nel mese di marzo. Successivamente, inizierà il vero e proprio negoziato con il Consiglio per raggiungere un accordo politico definitivo entro giugno 2013.
28 Febbraio 2013
Il voto in Parlamento non valorizza l’Agricoltura