1 Agosto 2016
In due anni oltre 100milioni di euro andati in fumo a causa dell’embargo russo

“Siamo una grande forza sociale, che muove ogni giorno 67mila aziende agricole. Siamo persone che si confrontano con minacce non sempre facili da capire ed affrontare. Senza il rispetto di regole certe e riconosciute non c’è mercato. E questo è chiaramente rappresentato dai tanti, troppi falsi made in Italy che hanno invaso gli scaffali dei supermercati. È indispensabile che chi produce all’estero sia assoggettato alle medesime regole di chi, con sforzi immani, ogni giorno si confronta con i controlli rigorosissimi e la burocrazia che caratterizzano il nostro Paese”. Con queste parole il presidente di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, è intervenuto, nella veste di presidente di Coldiretti Veneto, il 30 giugno al Cattolica Center di Verona, in occasione del Tour Raegioni del cuore, che ha visto protagonisti ben duemila vicentini, tra gli oltre 10mila agricoltori giunti da tutto il Veneto, guidati dal direttore Roberto Palù. Ad aprire l’incontro il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ha osservato come Coldiretti sia un’organizzazione che rappresenta nel migliore dei modi la categoria ed il mondo agricolo, tutelando le produzioni tipiche e le famiglie che vivono di questo e dell’indotto che l’agricoltura genera. A due anni dall’embargo russo, il presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo ha evidenziato che “l’agroalimentare è l’unico settore ad essere stato colpito dall’embargo totale sancito dalla Russia con il divieto di ingresso a frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, che ha provocato pesanti danni diretti e sconvolto il mercato europeo con il crollo dei prezzi e la chiusura di decine di migliaia di aziende agricole. Ed a fronte di tutto ciò abbiamo osservato l’assoluta insufficienza delle misure messe in atto dall’Unione Europea per compensare i produttori agricoli”. La guerra commerciale con la Russia ha colpito duramente l’agroalimentare made in Italy con un taglio delle esportazioni stimato in 600 milioni di euro nell’arco di due anni, 60 milioni dei quali solo per il Veneto, dovuto per circa la metà al completo azzeramento delle spedizioni di ortofrutta, formaggi, latticini, carni e salumi italiani interessate direttamente dall’embargo. Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il Parmesan tutti rigorosamente realizzati in Russia. Ad approfittare dell’embargo, con l’esportazione di cibi italiani taroccati, però, sono stati anche Svizzera, Biolorussia, Argentina e Brasile. Ed a testimonianza di ciò, nell'area espositiva anche gli esempi della fantasia russa che ha provocato copie malfatte delle tipicità rifiutate dall'Italia: dalla mozzarella all'insalata di quarta gamma, dal Prosecco di Crimea al salame del Don. Una serie di schifezze ben lontane dallo stile italiano. Le testimonianze dal pubblico nella sala gremita hanno identificato lo spaccato economico regionale dal vino all'ortofrutta, dalla zootecnia alla cerealicoltura, che valgono sei miliardi di fatturato. L'accento sulla burocrazia e la gerarchia dei controlli non è mancato con le parole di Chiara Recchia produttrice di quarta generazione di Amarone. Sfumatura importante anche per i due fratelli Beltrame, giovani allevatori di Isola Rizza, la cui stalla fu l'ultima a chiudere per afta e la prima a rinascere in maniera innovativa e ad alto livello tecnologico. Contraffazione e tarocchi offensivi per il lavoro onesto dei coltivatori di radicchio nel racconto del trevigiano Paolo Manzan. A rincuorarli il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, presente all’evento con il governatore veneto Luca Zaia e l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan, che ha elencato gli interventi del Governo per tutelare il reddito del primario. Maurizio Martina è stato chiaro: “il tour è una straordinaria manifestazione di popolo. E Coldiretti ha saputo girare l’Italia dando valore al made in Italy e mettendosi in discussione per la crescita e lo sviluppo del mondo agricolo. Dobbiamo far sì che le nostre produzioni siano spendibili in tutto il mondo. E per fare questo ci vuole più Europa, non meno Europa. Creare nuove dogane significa ostacolare la circolazione delle persone e delle merci, quindi nuovi balzelli per le aziende”. A tal proposito ricordiamo che l’embargo russo in due anni è costato al Veneto oltre 100milioni di euro, tra agroalimentare ed indotto. “Come spesso accade, la guerra e le sue conseguenze uccidono il commercio ‘buono’ e fanno proliferare quello ‘cattivo’ e c’è il rischio che per l’export agroalimentare made in Italy nel Paese di Putin si possa giungere ad un punto di non ritorno con la perdita definitiva degli spazi commerciali dopo anni di intensa crescita. Ed il rischio – sottolinea il presidente Moncalvo – è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano ed i consumatori russi potrebbero fare scelte patriottiche e non volere più il made in Italy sulle loro tavole”. Ha concluso il Tour Raegioni del cuore il presidente del Veneto Luca Zaia: “dal kmzero alla battaglia sugli ogm, la Regione si schiera a fianco di un'agricoltura identitaria tracciabile e di alta qualità quella praticata da 110 mila operatori del settore che investono e consegnano alla storia un comparto dinamico, rigenerato dai giovani che scelgono la campagna come luogo ideale per il proprio progetto di vita”.

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