28 Luglio 2017
Incontro sul Ceta nella sede di Coldiretti Vicenza

Incontro molto partecipato lo scorso 22 luglio nella sede Coldiretti di Vicenza per dire no al Ceta. Attorno al tavolo, con il presidente provinciale Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù, il fiduciario di Slow Food di Vicenza Luca Milani, il componente del direttivo regionale di Federconsumatori Veneto Piero Andrein ed oltre venti sindaci vicentini, tra i primi sostenitori del No Ceta. “Un vero e proprio scempio – spiega il direttore di Coldiretti Vicenza, Roberto Palù – in quanto il Ceta prevede che i prodotti dei Paesi aderenti al trattato siano equivalenti, quindi il concetto di qualità scomparirà del tutto. Ed a questo si aggiunge un’ulteriore realtà: in Canada vengono impiegati fitosanitari che da oltre vent’anni l’Italia ha vietato. Consideriamo, poi, che qualunque multinazionale può pensare di portare la propria sede in Canada, per avvantaggiarsi del Ceta e rimettere in circolo nei Paesi aderenti al trattato i prodotti”. Il triste primato che l’Italia potrebbe conquistare, quale primo Paese ad approvare il Ceta, rattrista e preoccupa. “Con questa battaglia siamo dalla parte del cittadino consumatore, in quanto informare la collettività è una priorità che Coldiretti ha riconosciuto da tempo. Il 25 luglio l’Italia discuterà il trattato in Senato – sottolinea Cerantola – una fretta incomprensibile, che non è stata preceduta da un adeguato dibattito. Vogliamo che sia si apra un confronto dialettico adeguato prima di esprimere un voto consapevole fino in fondo e, soprattutto, espressione dell’elettorato”. Luca Milani di Slow Food richiama al senso di responsabilità i politici, ricordando i punti fermi dell’Organizzazione, che vuole che il cibo sia buono, pulito e giusto per tutti. Il voto di questo trattato implica una grande responsabilità dei nostri politici, che devono governare la globalizzazione, per evitare pesanti disuguaglianze. I numeri la dicono lunga: in Italia ci sono 282 presidi Slow Food, mentre tra Canada, Usa e Messico ne abbiamo soltanto 18 in attesa di valutazione”. Anche Piero Andrein di Federconsumatori sposa la battaglia di Coldiretti: “da tempo promuoviamo l’informazione e la trasparenza per consentire ai cittadini di essere consapevoli delle scelte che fanno. Nel caso del Ceta, prima di andare al voto, occorre aprire una discussione seria, anche sulla base del principio di precauzione, in cui il nostro Paese crede fermamente”. Nel corso della serata, non sono mancati interventi di sindaci ed addetti ai lavori. Floriano De Franceschi, presidente dell’Associazione regionale allevatori del Veneto sottolinea l’esigenza che i prodotti del territorio conservino la propria identità “nel rispetto delle modalità di produzione, a partire da materie prime di qualità e sulla base di precise norme di sicurezza, che in Italia sono garantite”. Orio Mocellin, sindaco di Pove del Grappa, evidenzia che “per le multinazionali il Ceta è l’occasione per voltare le spalle a territorio e produzioni locali”. Manuela Luzi, vicesindaco di Sarego, aggiunge: “siamo contro il Ceta ed il nostro sindaco ha partecipato il 5 luglio scorso a Roma alla manifestazione di Coldiretti. Occorre difendere i nostri prodotti, sinonimo di trasparenza, sicurezza e tradizioni”. Federica Poli, vicesindaco di Torri di Quartesolo, pone l’accento su trasparenza ed informazione: “abbiamo prontamente discusso la delibera contro il Ceta in Giunta, ma riteniamo sia necessario darne la massima diffusione, per far sì che ogni cittadino possa diventare veicolo di sensibilizzazione”. Concetti condivisi anche dal consigliere comunale di Marano Vicentino, Flavio Sartore: “abbiamo approvato la delibera in Giunta e la porteremo in Consiglio, per darne la massima diffusione”. Ben venga questa battaglia di Coldiretti anche per il sindaco di Barbarano Vicentino, Cristiano Pretto: “serve chiarezza e vera trasparenza sull’origine dei prodotti. Coldiretti va sostenuta in questa lotta”. Il presidente Cerantola, ringraziando le amministrazioni comunali che hanno dimostrato sensibilità e la Regione Veneto, che è stata tra le prime a deliberare contro il Ceta, conclude: “è fondamentale contaminare la società di messaggi trasparenti, chiari e soprattutto veri”.

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