Il 2015 si chiude con risultati incoraggianti, grazie all’efficace azione sindacale di Coldiretti il mondo agricolo porta a casa oltre 33 milioni di euro. L’abolizione di Irap ed Imu agricole rappresentano uno straordinario successo, promesso e diventato realtà nella legge di stabilità. Analogamente, i risultati sull’aumento del prezzo del latte sono un positivo segnale, al quale auspichiamo seguano interventi di sostegno regionale. E la compensazione dell’Iva porterà al settore lattiero-caseario circa 700 milioni di euro: un’ulteriore necessaria boccata d’ossigeno. Risultati raggiunti a seguito di dure battaglie e grazie alla partecipazione alle manifestazioni promosse da Coldiretti di molte persone di buona volontà. Da Vicenza abbiamo manifestato compatti, dapprima nella sede della multinazionale francese Lactalis, che detiene i marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cadermartori, ad Ospedaletto Lodigiano, e poi all’Ipercoop di Mestre, dove siamo arrivati in 150 per far sentire la nostra voce ed illustrare al consumatore che i prodotti che porta in tavola sono ben diversi da quello che sembrano, senza considerare l’enorme aumento di prezzo lungo la filiera. Nel passaggio dalla stalla allo scaffale i prezzi del latte moltiplicano fino a quattro e la differenza tra quanto pagato dal consumatore italiano e ciò che viene riconosciuto agli allevatori è la più alta d’Europa. In Italia occorre verificare l'esistenza di comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori. In Francia sono state condannate Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie, mentre in Spagna è intervenuta l’Antitrust multando Danone, Corporation Alimentaria e Grupo Lactalis Iberica. L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine del latte a lunga conservazione, ma anche di quello impiegato in yogurt, latticini e formaggi, non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative e impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali e con esse il lavoro e l’economia del vero made in Italy. Il risultato è che hanno chiuso molte stalle, soprattutto in montagna, e sono stati persi moltissimi posti di lavoro, perché il latte agli allevatori viene pagato al di sotto dei costi di produzione, con una riduzione dei compensi fino al 30 per cento rispetto allo scorso anno, su valori inferiori a quelli di vent’anni fa. A fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte sono 85 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente dall’estero, circa il 40 per cento, e c’è il rischio concreto che il latte straniero possa, a breve per la prima volta, superare quello tricolore. Sembrano prevalere le ragioni di un patto scellerato per puntare sulla produzione straniera da rivendere ai consumatori italiani a prezzi maggiorati fino al 50 per cento rispetto a quelli di altri Paesi Europei. Il disegno è quello di far chiudere il maggior numero di stalle, per dimezzare la produzione italiana e lucrare sull’importazione di latte da Paesi con meno controlli e bassa qualità. La nostra lotta proseguirà per difendere le stalle, il lavoro ed il territorio da coloro che non rispettano la legge e vogliono umiliare il Paese. Essere Coldiretti significa anche raggiungere importanti risultati.
2 Dicembre 2015
Irap, Imu, prezzo del latte e compensazione Iva: le parole chiave del successo Coldiretti nel 2015