La lotta agli Organismi geneticamente modificati continua. Dopo la liberalizzazione del divieto nel territorio dell’Unione Europea, occorre far sì che anche il Parlamento italiano disponga un’analoga misura, a salvaguardia delle produzioni e, soprattutto, del cibo vero delle terra, frutto del nostro lavoro e non di sofisticate alchimie di laboratorio, i cui effetti sulla salute umana sono ancora tutte da vedere. Dal punto di vista normativo, infatti, oggi l’Italia è libera di non coltivare Organismi geneticamente modificati come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei campi. Il via libera finale del Consiglio Ue alle nuove regole che consentono agli Stati membri di poter scegliere se limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati nel proprio territorio nazionale non può che essere giudicata positivamente. Ora tocca al Parlamento italiano, però, mettere a punto una normativa nazionale che possa dare continuità alla lungimirante scelta fatta dall’Italia di vietare gli Organismi geneticamente modificati, dato che la nuova normativa che dovrebbe entrare in vigore già a marzo, dopo 20 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Europea. Si tratta di un importante ed atteso riconoscimento della sovranità degli Stati, nonostante il pressing e le ripetute provocazioni delle multinazionali del biotech, i cui interessi in materia sono incalcolabili. L’Europa da un lato, le Alpi ed il mare dall’altro, renderanno il nostro Paese finalmente sicuro da ogni contaminazione da Organismi geneticamente modificati, a tutela della straordinaria biodiversità e del patrimonio di distintività del made in Italy. Per i nostri territori gli Organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione ed il grande nemico del made in Italy. Secondo una recente analisi di Coldiretti, ammontano al tre per cento i terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2014, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse. La superficie coltivata con Organismi geneticamente modificati in Europa nel 2014 si è ridotta ad appena 143.016 ettari di mais Bt coltivati in soli cinque Paesi dei 28 che fanno parte dell’Unione europea. E ben il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna, dove sono stati seminati 131.538 ettari, mentre le superfici coltivate sono residuali in Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.
19 Marzo 2015
La lotta agli Ogm prosegua in Parlamento