28 Luglio 2014
L’orso e gli animali selvatici insidiano le nostre colture ed i nostri allevamenti

I numerosi attacchi avvenuti sull’Altopiano di Asiago da parte dell’orso M4 spaventano e ci inducono a stimolare una riflessione sui progetti di ripopolamento dei territori da parte di animali selvatici non più presenti spontaneamente. Un’iniziativa che potrebbe apparire rispettosa della biodiversità, ma che va integrata con misure adeguate di salvaguardia della sicurezza. L’orso M4 ha compiuto una vera strage. Il bilancio ai primi di luglio, infatti, è di 5 manze, 4 vacche adulte ed 1 vitello. Almeno una decina gli animali feriti e molti i dispersi. Fragilità del territorio. L’area montana in particolare è stata coinvolta dal ripopolamento di orsi, lupi, linci, cinghiali, cervi ed altri animali pericolosi per allevamenti, coltivazioni e per l’uomo. Tale scelta delle istituzioni, che non hanno mai coinvolto Coldiretti in queste decisioni, risente di molte leggerezze. Non sono state considerate, anzitutto, la criticità e l’abbandono del mondo agricolo delle montagne, con il conseguente rischio di scarsa cura del territorio e crescente pericolosità per le comunità locali ed i turisti. Devastazione delle colture. Prima degli attacchi dell’orso sugli animali, il mondo agricolo ha dovuto subire, e tuttora subisce, le devastazioni delle colture da parte dei cinghiali. Con l’orso, quindi, si completano i danni che la reintroduzione di queste bestie fanno dalla pianura alla montagna. E senza che vi siano meccanismi di controllo e salvaguardia delle attività agricole e dell’incolumità umana. Aumento di rischi e costi di produzione in agricoltura. Il settore primario, probabilmente l’unico a segnare una ripresa economica, è costretto a sostenere spese crescenti per produrre elementi fondamentali per la vita. E di fronte a questa situazione, già difficile da sostenere, si aggiungono i rischi determinati dall’introduzione di animali feroci e pericolosissimi per la stabilità del sistema produttivo, economico, alimentare. A rimetterci saranno anche i Comuni, in quanto gli allevatori, a causa dei reali danni subiti, non potranno pagare l’intero canone d’affitto della malga. Riflessi sul turismo e sull’indotto commerciale. L’abbandono delle malghe da parte degli allevatori, porterà al deterioramento del territorio, che forse la Regione Veneto ha pensato di lasciare in custodia agli animali selvatici, allontanando del tutto la vita umana. Un danno incalcolabile per l’economia locale e lo sfacelo per migliaia di famiglie costrette, volutamente e da un sistema istituzionale scellerato, alla fame. Privare l’uomo di un lavoro significa privarlo della dignità, per assoggettarlo ad ogni volere senza possibilità di replica. Le richieste di Coldiretti Vicenza. Non abbiamo mai pensato di sterminare gli animali selvatici, nonostante i danni che producono alle nostre attività, ma la loro reintroduzione deve essere ponderata e prevedere adeguate misure di controllo dei loro spostamenti per tutelare le attività produttive ed i cittadini. Di certo, chi ha subito danni dovrà essere risarcito, sia per i danni diretti che per quelli indiretti. Coldiretti svolgerà un’adeguata azione sindacale finalizzata al conseguimento di questo risultato per il bene delle aziende agricole e dei cittadini.

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