L’agricoltura non ha bisogno di restyling o di ritocchi per apparire al passo con i tempi. Il nostro mondo è sempre estremamente attuale, economicamente intraprendente e, soprattutto, molto accattivante. A dimostrarlo sono le continue ricerche volte da ogni parte del mondo a copiare i nostri prodotti, tralasciando il fondamentale aspetto della qualità che caratterizza il nostro lavoro. I giovani sono la nostra arma vincente. Ed anche nel Vicentino dobbiamo essere orgogliosi del fatto che esistono tanti neoimprenditori che hanno deciso di mettersi in discussione, spesso cambiando lavoro o iniziando un’avventura del tutto nuova, convinti che la terra possa garantire loro un futuro di soddisfazioni. Com’è emerso nel corso della recente assemblea nazionale dei Giovani di Coldiretti, il fatto che il settore agricolo sia il terzo settore che attrae maggiormente i giovani che vogliono investire in impresa in Italia, dopo commercio e costruzioni, è un dato assolutamente incoraggiante, che ci rende consapevolmente ottimisti e permette ai nostri ragazzi di non abbandonare la propria terra, il proprio Paese, in cerca di fortuna altrove, ma di rimanere qui a sviluppare le potenzialità del territorio e contribuire allo sviluppo della comunità locale. Siamo consapevoli, però, che dietro a questa voglia di intraprendere, purtroppo, c’è uno Stato gerontocratico ed in cui il letargo delle scelte rappresenta l’ordinario modo di operare. Il Paese vuole tornare ad essere protagonista del proprio futuro, ma per farlo occorre un radicale rinnovamento. Lo chiedono i cittadini, lo chiedono le imprese. E lo chiedono, soprattutto, i nostri giovani imprenditori agricoli che, proprio a Roma, hanno presentato uno studio che evidenzia come la classe dirigente italiana impegnata in politica, economia e nella pubblica amministrazione abbia ormai raggiunto un'età media di 59 anni, la più alta di tutti i Paesi Europei. Un’occhiata ai dati non può che far riflettere e contribuire a farsi un’idea più precisa sullo stato dei fatti nel nostro Paese, rispetto alle necessità presenti e future. A conquistare il triste primato dell’anzianità nel momento economicamente più difficile per l’Italia dal dopoguerra sono le banche, che hanno un’età media degli amministratori delegati e dei presidenti di circa 67 anni. Nelle Istituzioni, tra i parlamentari l’età media dei senatori è di 57 anni e quella dei deputati di 54 anni. Ancora più alta è l’età media dei ministri del Governo guidato da Mario Monti: 64 anni. Nelle ultime tre legislature sono stati eletti soltanto due under 30 su circa 2500 deputati, anche se il peso dei 25-29enni è pari a circa il 28% della popolazione eleggibile (con più di 25 anni). Attualmente solo un deputato su 630 ha meno di 30 anni ed appena 47 sono gli under 40, mentre quelli over 60 sono 157. Il presidente del Consiglio ha 69 anni ed i ministri più giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, ne hanno 57. In Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a poco più di 50. E guardiamo oltreoceano a Barack Obama, che è diventato presidente degli Stati Uniti d'America, la prima potenza mondiale, a soli 47 anni. Ma il peso dell'età anagrafica di chi regge le sorti del Paese non sarebbe di per sé un problema se non fosse percepito come lo specchio reale di un sistema funzionariale, burocratico, amministrativo ed economico vecchio, lento e per certi versi anacronistico. Incapace, in altre parole, di cogliere i problemi del vivere quotidiano che, in termini a volte drammatici, accomunano i destini di migliaia di cittadini ed imprese. Ecco perché dobbiamo continuare, tutti uniti, a lottare per il raggiungimento dei nostri grandi progetti. Ed assieme a Coldiretti possiamo davvero garantire un futuro alle nostre famiglie ed all’economia dei territori.