L'Unione Europea vuole imporre all'Italia di produrre “formaggi senza latte”, ottenuti con la polvere. Noi di Coldiretti di certo non ci stiamo. Per questo l’8 luglio scorso siamo andati a Roma, in Piazza Montecitorio, per protestare e far sentire la nostra voce, a tutela dell’identità delle nostre produzioni tipiche, ma anche delle nostre aziende e, quindi, dell’economia dei territori che vivono anche di turismo enogastronomico. Il nostro presidente nazionale, Roberto Moncalvo, è stato chiaro: “siamo di fronte all’ultimo diktat di un’Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori”. Dall’11 aprile del 1974 con la legge n. 138, infatti, l’Italia ha deciso di vietare l’utilizzo di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai caseifici situati sul territorio nazionale. Questa misura ha lo scopo di tener alta la qualità delle produzioni casearie italiane salvaguardando le aspettative dei consumatori per quanto concerne l’autenticità e qualità dei prodotti italiani mediante la qualità delle materie prime. Una scelta che ha garantito il primato della produzione lattiero casearia italiana, che riscuote un apprezzamento crescente in tutto il mondo, dove le esportazioni di formaggi e latticini sono aumentate in quantità del 9,3 per cento nel primo trimestre del 2015. La Commissione Ue, con l'avvio della procedura di infrazione, ritiene che la legge italiana a tutela della qualità della produzioni rappresenti una restrizione alla “libera circolazione delle merci”, essendo la polvere di latte e il latte concentrato prodotti utilizzati in tutta Europa. In altre parole, impone un adeguamento al ribasso con una diffida che, se accolta, comporterà uno scadimento della qualità dei formaggi e degli yogurt italiani che metterà a repentaglio la reputazione del made in Italy, ma determinerà una maggior importazione di polvere di latte e latte concentrato, che arriverà da tutto il mondo a costi bassissimi, con conseguenze pesanti sulla tenuta degli allevamenti italiani. Sarebbe davvero la fine per i nostri prodotti, riconoscibili ovunque per il loro profumo e sapore inconfondibili. La tipicità verrebbe drasticamente sostituita dall’uniformità del gusto e non rimarrebbe che il nome a differenziare un prodotto da un altro, non essendoci più alcun vero legame con il territorio. L’identità delle produzioni, quindi, non esisterebbe più. Tutto questo lavoro, evidentemente, viene fatto a favore delle lobby di produttori ed è tristemente supportato dall’assenza di un’etichettatura completa ed efficace dei prodotti. Quasi la metà della spesa, infatti, è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga ad indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele, ma non per il latte.
24 Luglio 2015
Non esiste formaggio senza vero latte