L'embargo della Russia sulle importazioni dall'Europa, applicato come ritorsione per le sanzioni economiche subite dall'Ue nell'ambito della crisi Ucraina, costerà ai produttori italiani circa 200 milioni di euro. Secondo la Commissione europea, le esportazioni di prodotti italiani colpite dall'embargo di Mosca valgono 163 milioni di euro, su un totale di esportazioni agroalimentari verso la Russia pari a 705 milioni di euro. L'embargo colpisce le esportazioni europee per un valore di 5,1 miliardi di euro, il 43% del totale delle importazioni agroalimentari dall'Ue, che è pari a 11,3 miliardi. Le misure restrittive non riguardano, per ora, pasta e cereali, vini ed alcolici, olio d'oliva e bevande. Numeri significativi, che interessano ciascuno di noi, con riflessi di portata difficilmente immaginabile nell’immediato, ma che si ripercuoteranno sul nostro futuro più imminente. E tra i prodotti che più di ogni altro rischiano la contraffazione, come primo effetto deleterio di questo embargo, dobbiamo citare il nostro patrimonio straordinario di prodotti caseari, primo fra tutti il formaggio Asiago, già da tempo oggetto di imitazione da parte di numerosi Paesi europei e non solo. Un rischio per nulla remoto, ma già altissimo. E se l’embargo dovesse protrarsi ancora a lungo aumenta il rischio che si verifichino rimbalzi di mercato nello spazio europeo, per cui altri Paesi, realizzando ad hoc alimenti simil-italiani, potrebbero occupare spazi commerciali attualmente italiani. In questo caso le perdite sarebbero incalcolabili, così come sarebbe significativa la crisi che potrebbe caratterizzare alcuni prodotti tipici commercializzati, nella versione imitata, in modo truffaldino nel mondo in virtù di quell’italian sounding di cui Coldiretti da tanto tempo parla. A causa dell’embargo stiamo assistendo a tre diversi e preoccupanti effetti. Paesi come Germania ed Olanda stanno importando in Italia simil Asiago ad un prezzo inferiore ai tre euro al kg. C’è da chiedersi con cosa vengano prodotti questi “alimenti”. Terzo effetto che potrebbe scaturire è che una volta posto fine all’embargo sarà da sudare per riconquistare gli spazi commerciali che avevamo prima, poiché nel frattempo gli stessi saranno stati occupati da Paesi extraeuropei, quindi oltre ai danni diretti delle mancate esportazioni si aggiungeranno questi ulteriori danni. Ed i fondi impiegati negli ultimi anni per promuovere i nostri prodotti migliori in Russia dai nostri Consorzi di tutela corrono il rischio di essere stati gettati al vento. Lo stesso ministro Maurizio Martina è stato chiaro sulla quantificazione dei danni: “siamo nell'ordine dei 200 milioni per quanto riguarda i settori già coinvolti; poi c'è da valutare bene l'impatto che il blocco delle importazioni può generare anche per via di secondi o terzi effetti, con rimbalzi di mercato che possono esserci nello spazio europeo. Di certo noi abbiamo dei fondi e delle risorse in ambito comunitario per la gestione delle crisi”. Queste dichiarazioni ci fanno comprendere quanta incertezza regni attorno alla situazione e, pertanto, l’esigenza di essere uniti, forti e consapevoli dell’importante azione che Coldiretti da tempo porta avanti per la tutela del made in Italy. Tutelare i nostri prodotti significa salvaguardare l’economia che noi stessi generiamo, attraverso il lavoro che ogni giorno svolgiamo consentendo ai consumatori di portare in tavola quanto di meglio i territori ci offrono, ciascuno con le proprie peculiarità.
18 Ottobre 2014
Occhi aperti a chi ci sottrae le eccellenze