23 Marzo 2010
OGM: la contrarietà di Coldiretti

Ultimamente due episodi hanno fatto ritornare alla ribalta il problema di introdurre in agricoltura l’utilizzo di organismi geneticamente modificati. Il primo riguarda la sentenza del Consiglio di Stato che ha disposto l’annullamento, su iniziativa di un agricoltore, dell’atto con cui il Mipaf ha dichiarato di non poter autorizzare la messa a coltura di varietà di mais ogm in carenza di un quadro normativo sulla coesistenza tra colture tradizionali, ogm e biologiche. La sentenza impone al Mipaf di provvedere, nell’immediato, a fissare i piani di coesistenza, ma non significa in alcun modo che sia obbligato a concedere l’autorizzazione di coltivazione ogm. Senza questa autorizzazione, in Italia non è possibile coltivare ogm, pena sanzioni pecuniarie e penali. Il secondo episodio riguarda l’introduzione di utilizzo di una varietà di patata ogm ad uso industriale. A questo riguardo, l’UE pur cancellando di fatto la moratoria, lascia ad ogni Stato membro il libero arbitrio sull’uso degli ogm. Su questa possibilità Coldiretti svilupperà la propria azione per negare l’introduzione di colture ogm in Italia. Le motivazioni che sostengono questa presa di posizione sono diverse, ma tutte riconducibili all’ambizioso progetto per realizzare Una filiera agricola tutta italiana. In Europa la superficie coltivata con varietà ogm è diminuita dell’11% nel 2009 rispetto al 2008: solo sei Paesi su 27 hanno permesso questo tipo di coltivazioni. Da recenti sondaggi, il 72% dei cittadini dimostrano contrarietà nell’uso in alimentazione di questi prodotti. Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la concreta dimostrazione che per gli ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali propagandano. A dodici anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono già in calo e rappresentano molto meno dell’uno per cento del totale perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati. Una contrarietà giustificata dai crescenti dubbi sul piano sanitario e ambientale che nel corso del 2009 hanno portato il governo tedesco a vietare il mais Mon 810 (che alcuni vorrebbero seminare in Italia) a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dall’impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non. Si evidenzia inoltre che i test tossicologici sono svolti dalle stesse multinazionali che immettono gli ogm in commercio; questi test dovrebbero essere eseguiti da enti indipendenti, rendendo pubblici i risultati ottenuti. Il modello produttivo cui è orientato l’impiego ogm è il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il grande alleato dell’omologazione, che è il vero nemico dell’agroalimentare italiano. Proprio per questo Coldiretti chiede con decisione un’etichettatura chiara che permetta di sapere se il cibo che mangiamo contiene, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati. Infine, spesso gli ogm vengono presentati come panacea per risolvere la fame nel mondo, ma basta leggere le relazioni o i libri di alcuni studiosi stranieri. La fisica Vandana Shiva ha posto in evidenza come l’introduzione di ogm in India abbia di fatto posto in crisi l’agricoltura aumentando i problemi socio economici delle aree rurali del Paese (disoccupazione, abbandono delle terre, calo dei redditi, suicidi).

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