Tutti noi siamo ogni giorno impegnati a salvaguardare il territorio con le sue eccellenze: i prodotti che offriamo ai consumatori e che ci permettono di crescere e conquistare un nuovo mercato. Si tratta di un mercato caratterizzato dal rapporto diretto con il cittadino, al quale dobbiamo comunicare il nostro messaggio, fatto dei valori di Coldiretti e non di campagne marketing studiate per promuovere prodotti che hanno poco di buono. A rappresentare questo modello vincente è stato anche il presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini, in occasione del Vinitaly a Verona. Il presidente è stato chiaro: “la dimensione da sola non è sufficiente per garantire competitività e, quindi, il successo delle imprese, che devono puntare sul legame con il territorio e sulla distintività che i nuovi concorrenti stranieri non possono offrire”. Ed i numeri confermano queste affermazioni che condividiamo appieno. Le esportazioni di vino made in Italy dei piccoli produttori sotto i 25milioni di euro di fatturato sono cresciute in valore del 16 per cento, quasi il doppio dell’8,5 per cento messo a segno dalle prime 103 società italiane produttrici di vino, che fatturano più di 25milioni di euro. Una situazione che si verifica nonostante il fatto che, spesso, i sostegni pubblici alla promozione all’estero siano indirizzati prevalentemente a favore delle grandi imprese. La distintività è la chiave del successo, ma dobbiamo essere uniti, convinti e forti nel portare avanti le nostre politiche di promozione, diversamente saremo sopraffatti dalla grande distribuzione. Aumenta, infatti, il segmento di mercato all’interno della Gdo, ma soprattutto il modo in cui i colossi commerciali pensano di valorizzare la distintività, attraverso la creazione di etichette che richiamano il territorio locale e che, abbinate a campagne marketing costose e studiate fin nei minimi particolari per influire sulla psicologia delle persone, sono in grado di distruggere l’importante lavoro che stiamo portando avanti. Ci troviamo a fare i conti con un vero e proprio furto d’identità, che dobbiamo affrontare e sconfiggere. Attraverso i mercati di Campagna Amica e con la vendita diretta possiamo riuscire a promuovere la filosofia del km zero, ormai entrata nel comune modo di pensare delle famiglie. A vincere è il nostro approccio diretto di produttori con i cittadini, con i consumatori finali che la grande distribuzione considera soltanto in virtù degli studi sulle tendenze dei consumi. A noi, invece, sta a cuore il consumo consapevole dei nostri prodotti, che vogliamo continuare ad offrire freschi, sani e genuini al giusto prezzo. Con queste modalità possiamo sconfiggere i nostri rivali, considerando pure che l’Unione europea non ci sostiene con una legislazione di tutela del prodotto locale, ma favorisce le azioni delle lobby, che mirano a trasformare le materie prime e gli alimenti essenziali per la vita in straordinari strumenti speculativi. Dobbiamo sconfiggere queste dinamiche che i cittadini non conoscono, ma incidono pesantemente sul portafogli di ciascuno di noi, produttore o consumatore che sia. Non può non preoccuparci il dato emerso al Vinitaly sulla forte esportazione di vino rispetto al consumo interno. A livello nazionale, infatti, le famiglie italiane nel 2010 hanno speso più per acquistare acqua minerale che vino: con 19,71 euro mensili per famiglia, l’acquisto dell’acqua minerale è diventata la prima voce di spesa del bilancio familiare per le bevande e supera il vino, per il quale la spesa media familiare mensile è stimata a 12 euro. Ben venga l’atteggiamento di consumo responsabile, insieme al cambiamento delle abitudini alimentari, ma non permettiamo che i consumi si spostino verso prodotti meno genuini e più alcolici, quindi pericolosi per la salute e la sicurezza sulle strade.
19 Aprile 2011
Per competere non è necessario essere grandi