Il tema nitrati continua a far discutere. Per arrivare a quanto accaduto nelle scorse settimane, ricostruiamo l’importante attività svolta in materia da Coldiretti. Da tempo, infatti, sulla base di comprovate ed autorevoli indagini in falda, compiute da istituti terzi, la nostra Organizzazione chiede al governo di ridurre le aree vulnerabili, evidenziando che l’azoto in falda non è soltanto quello zootecnico. La questione, infatti, appare più semplice di quanto i politici intendano far emergere: le analisi effettuate attraverso appositi marcatori impiegati sulle diverse tipologie di azoto hanno dimostrato che in falda l’azoto ad uso agricolo è sostanzialmente assente. La scoperta potrebbe apparire come l’uovo di Colombo. È evidente, infatti, che l’azoto impiegato in agricoltura va appannaggio degli apparati radicali delle colture che lo assorbono, certamente non viene utilizzato per essere dissipato nelle falde, con conseguente danno ambientale, ma soprattutto perdendo il beneficio che si attende dal suo impiego. Il Parlamento ha incaricato le Regioni, sulla base delle considerazioni appena esposte, di individuare con appositi studi le zone vulnerabili ai nitrati. Contemporaneamente, però, è stato stabilito che finché non verranno eseguiti tali studi, tutte le zone saranno considerate non vulnerabili. Una decisione che appare rivoluzionaria, ma in particolare che contraddice quanto disposto dalla Comunità Europea. Per timore che si possa incorrere in sanzioni comunitarie ai danni delle Regioni, il Ministero dell’Ambiente, nella persona del ministro Corrado Clini, ha chiesto con una lettera indirizzata al presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome di impegnarsi “a confermare, nel più breve tempo possibile le attuali designazioni, secondo la linea di condotta già adottata dalla Regione Emilia Romagna”. In sostanza, si chiede alla Regioni di compiere un atto illegittimo, con la conferma dell’attuale perimetro delle zone cosiddette vulnerabili, a prescindere dai nuovi e diversi criteri fissati dalla legge. A tal proposito l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale ha elaborato i parametri per l’analisi dell’impatto di tutte le pressioni sullo stato delle acque, dagli scarichi dei depuratori urbani ai fanghi di depurazione fino alla valutazione degli insediamenti industriali. Il presidente nazionale Coldiretti Sergio Marini è immediatamente intervenuto per difendere le nostre aziende. Le Regioni devono assumere precise responsabilità rigettando le indebite ed illegittime pressioni del Ministero dell’Ambiente. Coldiretti è pronta ad agire per la tutela dei propri soci in tutte le sedi e forme per ristabilire la verità, se necessario attivando una task force per monitorare le vere fonti di inquinamento che si ha interesse a non far emergere. Scrivendo al ministro Corrado Clini, il presidente Sergio Marini è stato chiaro: “Dopo che il Parlamento, su richiesta delle Regioni stesse, ha faticosamente elaborato un’idonea soluzione al problema – che prevede, da un lato, la temporanea sospensione degli adempimenti a carico delle imprese agricole, nelle more dell’accertamento delle reali fonti di inquinamento delle acque – l’intimazione alle Regioni della disapplicazione o, meglio, della violazione di una legge in vigore solo per evitare qualsiasi confronto con l’Unione europea appare una scorciatoia grave per le conseguenze sull’intera economia e, soprattutto, capace di aprire una ferita istituzionale a danno dell’accertamento della verità”. La posizione di Coldiretti, quindi, è chiara: prima di assumere qualunque decisione è indispensabile eseguire le opportune verifiche ambientali sulle falde, per comprendere la provenienza dell’azoto presente. Il mondo agricolo non può continuare a pagare colpe che sono di altre categorie, protette e tenute nascoste, mentre continuano la propria opera ai danni dell’ambiente e della collettività.
28 Febbraio 2013
Più chiarezza sul tema Nitrati