15 Luglio 2010
Pretendiamo l’etichettatura obbligatoria su tutti i prodotti

Fontal Alpinella, Prisecco, Palenta ed Amerone. Sono soltanto alcuni degli stravaganti nomi individuati opportunamente dai produttori stranieri per ordire un sottile ed astuto inganno ai danni dell’informazione ai consumatori. Vicenza non è esente da quanto sta accadendo, tanto che il due luglio scorso, al Brennero, abbiamo intercettato un carico di Fontal Alpinella diretto al Caseificio Zarpellon di Romano d’Ezzelino. Un vergognoso inganno che il legislatore non ha ancora voluto impedire, imponendo, molto semplicemente, l’etichettatura obbligatoria su tutti i prodotti agroalimentari. Una semplice azione sarebbe sufficiente a garantire certezza, qualità e sicurezza ai consumatori e porterebbe l’economia agricola italiana a non dover fare i conti con dei concorrenti che giocano sporco, impiegando ingredienti dalla dubbia genuinità e sottoposti, non sempre, a sommari controlli igienico-sanitari. L’inganno corre sulle tavole mondiali con il Fontal Alpinella tedesco, la palenta degli States, l’Asiago messicano, l’Amerone dell’Argentina e molti altri prodotti. Una contraffazione che vale 60miliardi di euro e che corre anche in internet, dove è possibile acquistare online tipicità che di italiano hanno solo l’assonanza. Non ci stiamo a tollerare che questa situazione prosegua ad oltranza, restando a guardare la scomparsa delle nostre tipicità e, nondimeno, delle nostre aziende agricole. L’impegno ed i sacrifici che abbiamo da sempre profuso per realizzare produzioni d’eccellenza rischia di essere vanificato con poche mosse da parte di quanti, a tavolino, hanno studiato delle strategie aggressive di mercato contro il made in Italy. Non possiamo permettere che questi furbetti trovino terreno fertile nel nostro paese, in mancanza di una legislazione che tuteli chi produce seriamente e pensa a realizzare alimenti rispettosi delle norme e della salute di quanti li consumano. Un centinaio di vicentini, tra dirigenti e soci aderenti alla Coldiretti, hanno aderito al presidio al Brennero contro il falso made in Italy, lo scorso due luglio. Ed i risultati sono stati straordinari: grazie al prezioso lavoro condotto dalle autorità competenti, in prima linea ogni giorno dell’anno, infatti, abbiamo individuato numerosi carichi diretti in tutto il Veneto. Le auto civetta della Coldiretti hanno seguito, tra gli altri, la lattuga dei Paesi Bassi diretta al mercato ortofrutticolo di Verona ed un camion frigorifero pieno di mozzarelle tedesche dirette all’IN’s di Pianiga. I vicentini, invece, con auto bardate per l’occasione, hanno condotto un carico di Fontal Alpinella proveniente dalla Germania al Caseificio Zarpellon di Romano d’Ezzelino. È opportuno ricordare che sia per la mozzarella che per il formaggio non esiste l’obbligo dell’indicazione di provenienza, di conseguenza il consumatore non può conoscere chi realmente ha prodotto quanto porta in tavola. È giunto il momento che si faccia chiarezza e vengano adottate le norme più rigorose per tutelare i cittadini consumatori e far sì che sia possibile conoscere con certezza la provenienza dei prodotti posti sulle nostre tavole. Sono i numeri a richiamare questa improcrastinabile esigenza: il Veneto, tra latte e derivati, infatti, importa 13milioni di quintali, a fronte di una produzione locale di 12milioni di quintali.

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