20 Maggio 2010
Raddoppiate le specialità italiane riconosciute dall’Unione Europea in dieci anni

Con 201 specialità alimentari tutelate negli ultimi dieci anni sono raddoppiati i prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti in Europa, dove il made in Italy di qualità ha conquistato il primato superando la concorrenza francese. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti dopo il riconoscimento dei “Ricciarelli di Siena” Igp e della “Patata di Bologna” Dop. I riconoscimenti nazionali sono aumentati dai 101 del 2000 ai 201 attuali, di gran lunga superiori a quelli della Francia (170 prodotti) che guidava la classifica all'inizio del millennio. Se i Ricciarelli di Siena sono i dolci tipici delle ricorrenze natalizie, il riconoscimento della Patata di Bologna Dop è un preciso segnale verso la valorizzazione del legame con il territorio delle produzioni, che dimostra come l'Italia non abbia bisogno della patata ogm Amflora, recentemente autorizzata dalla Commissione Europea. Il “tesoro” made in Italy si fonda su 126 Dop e 75 Igp tra i quali 74 prodotti ortofrutticoli, 39 oli extravergini di oliva, 37 formaggi, 32 prodotti a base di carne, 6 prodotti da panetteria, 4 spezie o essenze, 3 aceti, 3 prodotti di carne e frattaglie fresche, 2 pesci, molluschi o crostacei freschi e prodotti derivati e 1 miele). Complessivamente il fatturato dei prodotti a denominazione di origine made in Italy ha sfiorato nel 2009 i dieci miliardi di euro realizzati per quasi il 20 per cento sui mercati esteri dove crescono parallelamente anche le imitazioni ed i tarocchi. I prodotti più consumati sono i formaggi (con il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano in testa) ed i salumi (tra i quali guidano la classifica il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele), ma sono cresciute anche le altre categorie di prodotto come gli ortofrutticoli (dalla Mela della Val di Non a quella dell' Alto Adige, dalle Arance Rossa di Sicilia alla Pesca e Nettarina della Romagna) e gli extravergini. A frenare la diffusione del made in Italy a denominazione è la proliferazione dei prodotti alimentari taroccati all'estero che sono causa di danni economici e di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici ed  inimitabili. È il caso dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell'iceberg diffuso in tutto il mondo, ma ci sono anche il Romano, l'Asiago ed il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano ed inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, Asiago e pomodori San Marzano “spacciati” come italiane. Ed in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati”, come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada. I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove appena il due per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina, dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.

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