Un giovane su tre fa l’agricoltore per passione al di là delle circostanze che lo hanno spinto a dedicarsi a coltivazioni o allevamento. E per essere nelle migliori condizioni di riuscire hanno studiato per ottenere una laurea (31 per cento) che risulta utile per gli adempimenti aziendali. Ma quali sono i problemi del settore agricolo? Per i giovani agricoltori lo scarso peso nella filiera dove prevalgono industria e distribuzione commerciale è sicuramente l'aspetto preminente (49 per cento), seguito dalla burocrazia (41 per cento) e, più alla distanza, dalla difficoltà di accesso al credito (10 per cento). Per due giovani su tre, per crescere e svilupparsi le imprese agricole dovranno puntare soprattutto sulla trasformazione aziendale e sulla vendita diretta dei propri (67 per cento), ma anche guardare ai servizi ricettivi e turistici (19 per cento) e, solo al terzo posto, concentrarsi sulla produzione (14 per cento). Una valutazione, quella giovanile, decisamente orientata all'accorciamento della filiera ed al rapporto diretto con i consumatori. Gli investimenti rivestono un ruolo di primo piano per i giovani imprenditori agricoli. Ben il 78 per cento di essi ne ha realizzati nel 2009 contro il 36 per cento del campione nazionale delle aziende agricole. Quanto il futuro gestionale dell'impresa agricola stia a cuore ai giovani viene messo bene in evidenza se si fa una previsione, nell'arco dei prossimi tre anni, riguardo all'attività. Solo il 9 per cento degli intervistati prevede un mantenimento dell'attività, mentre il 35 per cento intravede un'espansione con contratti d'affitto, il 31 per cento punta direttamente sull'innovazione e il 14 per cento auspica un’espansione con acquisizioni. In Italia sono quasi centomila i giovani under 35 che hanno scelto di porsi alla guida di aziende agricole che rappresentano la componente più dinamica dell'agricoltura italiana. Si tratta di aziende con una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media (9,4 ettari rispetto alla media nazionale di 6,1), un fatturato più elevato del 75 per cento della media (18.720 euro, rispetto alla media nazionale di 10.680) ed il 50 per cento di occupati per azienda in più.