Il mondo agricolo ed allevatoriale è sbarcato a Venezia fianco a fianco lo scorso 6 febbraio, per partecipare alla manifestazione “Un giorno da allevatore”, la più grande operazione di mungitura mai effettuata in precedenza nelle principali piazze italiane, per difendere il made in Italy. Al centro della mobilitazione il fatto che il prezzo del latte pagato agli allevatori è ulteriormente diminuito, mentre è rimasto pressoché inalterato quello al consumo. E nel mezzo, come sempre, si colloca la speculazione, che si insinua lungo la filiera a danno di produttori e consumatori. Con una delegazione di un centinaio di persone anche Vicenza ha fatto sentire la propria voce a San Marco, dove ha attraccato una stalla galleggiante. È stata una giornata proficua perché siamo riusciti ad interessare il mondo politico ed istituzionale ed anche i cittadini consumatori, a cui abbiamo cercato di spiegare ciò che accade nella filiera produttiva, distributiva e commerciale dietro al latte che quotidianamente consumano. Il 75 per cento del latte commercializzato, infatti, è straniero, stando al recente dossier “L’attacco alle stalle italiane” presentato da Coldiretti in occasione dell’evento, alla presenza di ministri, governatori delle Regioni (a Venezia sono arrivati i due concorrenti alla Presidenza, Alessandra Moretti e Luca Zaia), sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale, che nelle stalle allestite per l’occasione hanno fatto l’interessante esperienza di mungere, dar da mangiare e custodire gli animali. Ad essere spacciato come italiano è il latte proveniente soprattutto da Germania, Francia, Austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia ed Olanda. Non meno preoccupante la diffusione di cagliate da impiegare nella produzione di mozzarelle, che arrivano dai Paesi dell’Est per un quantitativo che ha raggiunto il milione di quintali l’anno. Un’attività che mette duramente a rischio la vita delle stalle vicentine ed italiane in genere. L’effetto della diffusione nei mercati di questi prodotti stranieri è deleterio e sta già determinando la chiusura delle stalle anche nel nostro territorio vicentino. Ed a questo si aggiunge il ridotto prezzo del latte, pagato agli allevatori in media 0,35 euro al litro, mentre nella catena distributiva viene venduto ad oltre quattro volte tale importo. Apprezziamo il passo avanti fatto da Conad, che senza sollecitazioni ha deciso di pagare il latte 0,38 euro al litro, con la convinzione che il patrimonio delle stalle italiane debba essere sostenuto e salvaguardato. Resta il fatto, però, che è a rischio l’agroalimentare italiano, con 36mila allevamenti che producono 11 milioni di tonnellate di latte bovino di produzione complessiva e generano nella filiera un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila gli occupati della filiera. Oltre al timore di perdere le nostre tipicità, con la chiusura di molte aziende e la perdita di altrettanti posti di lavoro è evidente che sarà altrettanto significativo l’impatto sul turismo e l’indotto che l’agroalimentare genera.
25 Febbraio 2015
Senza stalle addio turismo e tipicità vicentine