28 Febbraio 2013
Siamo noi gli interpreti del cambiamento

Dieci punti per rendere effettivo il nostro progetto “L’ltalia che vogliamo”. Quello presentato dal presidente nazionale Sergio Marini all’apertura del Forum di Cernobbio, infatti, non è uno slogan, ma un ambizioso progetto che ci ricorda ciò che ogni giorno viviamo nelle nostre aziende, in rapporto con il territorio, ma anche con le istituzioni e l’eccessiva burocrazia che continua ad occupare quasi un terzo delle nostre giornate lavorative ogni anno. Ripercorrendo i dieci punti del progetto ho pensato di proporli ai soci attraverso il mio editoriale, calandoli nel contesto in cui viviamo e con le problematiche sotto ai nostri occhi nella quotidianità. Dall’esigenza di un governo globale di beni comuni, come il cibo contro gli effetti di una globalizzazione senza regole, fino all’etica che deve traguardare insieme alla politica anche le forze sociali e tutti i cittadini.
Un governo globale dei beni comuni: “È necessario che i decisori politici ne tengano conto mettendo ai vertici della loro agenda la strategicità del cibo e promuovendo politiche che a livello globale definiscano una regia di regole per i beni comuni come il cibo, l’acqua e il suolo”. È più che mai indispensabile che venga realizzato un Piano per la salvaguardia del territorio. Nello nostre Giornate del Ringraziamento, ma anche in ogni altra occasione, ribadiamo sempre quanto preziosa sia la terra che coltiviamo, non soltanto perché ci offre un reddito indispensabile per la vita delle nostre famiglie, ma soprattutto perché è fondamentale ed insostituibile per la produzione del cibo. Differenti modalità per produrre cibo, quindi vita, non sono ancora state scoperte, e probabilmente non lo saranno mai, perciò dobbiamo difendere il valore aggiunto della terra, per le nostre aziende e per la sopravvivenza stessa dell’uomo. Continueremo la nostra lotta alla falsa informazione, che sottrae miliardi di euro alle nostre aziende ed induce il consumatore a scegliere prodotti che non sono italiani, in particolare all’estero, dove la conoscenza del made in Italy emerge soltanto dai racconti della pubblicità, ma anche nel nostro Paese, dove è indispensabile una legge chiara e completa sull’etichettatura di origine di tutti i prodotti.
Più Europa: “È necessario lavorare alacremente alla costruzione degli Stati Uniti di Europa, dotando l’Unione di forti istituzioni politiche elette democraticamente, capaci di orientare sia il cammino di integrazione iniziato, che di ricondurre le spinte disgreganti in atto. Dal punto di vista del sistema agroalimentare italiano, dobbiamo essere in grado di portare pienamente “l’Italia in Europa”, facendo sì che la nuova Politica agricola comunitaria riconosca il valore strategico del “modello italiano” e le sue straordinarie peculiarità, consentendo che esso diventi patrimonio della comunità contaminando virtuosamente il pensiero comunitario”. Dobbiamo arrivare ad una Pac che riconosca chi vive e lavora in agricoltura con la massima attenzione per il rispetto ambientale e la qualità del prodotto. Basta Pac che privilegino i grandi proprietari che fanno della terra uno strumento di speculazione e non di produzione. E massima attenzione agli Ogm. Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni effettuate su animali e vegetali (dal salmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico, dalle patate fritte super resistenti ai parassiti al latte materno da mucche transgeniche), gli Ogm attualmente in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini.
L’Italia, una, sussidiaria e solidale: “Di fronte alla ripresa, dopo quasi un secolo di forti squilibri nella distribuzione della ricchezza prodotta e nel contesto di un necessario contrappunto federale, il valore della sussidiarietà diventa strumento cardine per gestire la semplificazione burocratica e i principi di solidarietà sono indispensabili per superare le diseguaglianze. Al tempo stesso quando pensiamo a “una” Italia facciamo riferimento alla pletora di livelli amministrativi che ostacolano il dispiegarsi del potenziale dell’imprenditoria nazionale”. Una delle strade da percorrere per contrastare la crisi è anche quella di incentivare le forme cooperativistiche di aggregazione delle piccole aziende agricole. Resta inteso, però, che ogni iniziativa non può prescindere dalla lotta alla pressante burocrazia, fatta di controlli replicati e di richieste alle aziende che impegnano oltre cento giornate l’anno.

European Heat Health System

I nostri Eventi

 

 

Seguici sui social,

per rimanere aggiornato sui nostri eventi.

 

5 motivi a costo 0 per aderire a…. RID/SEPA

Campagna Amica

Campagna Amica

Lavora con noi

Invia la tua candidatura per mail cliccando direttamente sull'immagine