28 Novembre 2013
Smascherati i falsi made in Italy a Cernobbio

Rapporto Coldiretti/Eurispes sull’agromafia. Il volume d’affari complessivo dell’agromafia sale a circa 14 miliardi di euro nel 2013, con un aumento del 12 per cento rispetto a due anni fa, in netta controtendenza rispetto alla fase recessiva del Paese, perché la criminalità organizzata trova terreno fertile proprio nel tessuto economico indebolito dalla crisi. È quanto emerge dal Rapporto “Agromafie” sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti/Eurispes e presentato al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Cernobbio. L’agricoltura e l’alimentare sono considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone in termini economici e salutistici. Le stime valutano in almeno cinquemila i locali di ristorazione in Italia in mano alla criminalità organizzata, nella maggioranza dei casi intestati a prestanome. Per raggiungere l’obiettivo i clan ricorrono a tutte le tipologie di reato tradizionali: usura, racket estorsivo, furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine, danneggiamento delle colture, contraffazione ed agropirateria, abusivismo edilizio, saccheggio del patrimonio boschivo, caporalato, truffe ai danni dell’Unione europea.
Il racket del cibo fa lievitare i prezzi dal campo alla tavola. Le organizzazioni criminali impongono con maggior vigore in determinate zone territoriali i prezzi d’acquisto agli agricoltori, controllano la manovalanza degli immigrati con il caporalato, decidono i costi logistici e di transazione economica, utilizzano proprie ditte di trasporto (sulle quali spesso vengono anche occultate droga e armi), possiedono società di facchinaggio per il carico e lo scarico delle merci. Un’indagine conoscitiva dell’Antitrust ha evidenziato che i prezzi per l’ortofrutta moltiplicano in media di tre volte dalla produzione al consumo, ma i ricarichi variano dal 77 per cento nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio), del 103 per cento nel caso di un intermediario, del 290 per cento nel caso di due intermediari, fino al 294 per cento per la filiera lunga (presenza di tre o quattro intermediari tra produttore e distributore finale).
I settori più attrattivi per la mafia. Quasi un immobile su quattro confiscati alla criminalità organizzata è terreno agricolo, a dimostrazione della strategia di accaparramento delle campagne messa in atto dalla criminalità organizzata. Su 12.181 beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, oltre il 23 per cento (2.919) sono rappresentati da terreni agricoli. Su un totale di 1.674 aziende confiscate, 89 (5,3 per cento) operano nei settori “Agricoltura, caccia e silvicoltura”, 15 (l’1 per cento circa) nei settori “Pesca, piscicoltura e servizi connessi”, 173 (10 per cento) nella ristorazione ed alloggio e 471 (28 per cento) nel commercio all’ingrosso ed al dettaglio, anche nell’agroalimentare.
Boom di sequestri per frodi a tavola. Con la crisi aumentano le frodi a tavola con un incremento record del 170 per cento del valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffatte o falsificate, per garantire la sicurezza alimentare. Nei primi nove mesi del 2013 sono stati sequestrati beni e prodotti per un valore di 335,5 milioni di euro, soprattutto con riferimento a prodotti base dell’alimentazione come carne (24 per cento), farine, pane e pasta (16 per cento), latte e derivati (9 per cento), vino ed alcolici (8 per cento), ma anche in misura rilevante alla ristorazione (20 per cento), dove per risparmiare si diffonde l’utilizzo di ingredienti low cost.
Il 20 per cento degli italiani cade nella trappola delle frodi alimentari. Un italiano su cinque è stato vittima di frodi alimentari nel 2013 con l’acquisto di cibi fasulli, avariati ed alterati con effetti anche sulla salute. Il risultato è che il 34 per cento dei cittadini al momento di fare la spesa è più preoccupato rispetto al passato e tra questi oltre la metà (56 per cento) lo è perché aumentano i furbi che cercano di frodare sul cibo, il 44 per cento perché le aziende risparmiano sugli ingredienti ed il 33 per cento perché è costretto ad acquistare prodotti meno costosi.
Il business dei rifiuti contamina i terreni. L’accaparramento di terreni agricoli serve anche a coprire il business criminale dei rifiuti, che sviluppa un fatturato illegale che ha raggiunto quasi 3,9 miliardi, tra rifiuti speciali ed urbani, con oltre cinquemila reati accertati nel 2012. Le imprese criminali si impadroniscono dei terreni destinati alla produzione di cibo e li utilizzano come vere e proprie discariche. I campi vengono così contaminati spesso in maniera irreversibile, con gravi rischi per l’ambiente, ma anche per la salute delle persone, poiché mafia e camorra, al fine di coprire l’attività di smaltimento illecito, continuano la coltivazione di ortaggi od altri prodotti.

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