Contiene materie prime straniere circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole. Questo quanto emerge dal dossier presentato da Coldiretti al valico del Brennero, dove Vicenza ha partecipato con una nutrita delegazione di oltre cento persone. Gli inganni del finto made in Italy sugli scaffali riguardano, come ha ricordato il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo, due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, nonché tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro, che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle, che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. La presenza di ingredienti stranieri nei prodotti alimentari realizzati in Italia è dovuta alla ricerca sul mercato mondiale di materie prime di minor qualità pur di risparmiare, dal concentrato di pomodoro cinese all’olio di oliva tunisino, dal riso vietnamita al miele cinese, offerte spesso a prezzi bassi per il dumping sociale e ambientale. Un trend che mina un’agricoltura italiana diventata la più green d’Europa, con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti Dop ed Igp, che salvaguardano tradizione e biodiversità. Conquistiamo, infatti, il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi quattro volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%). Ma l’Italia è anche il Paese con le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino, che non valgono in altri paesi dell’Unione Europea, dove si assiste ad un crescendo di diktat alimentari finalizzati a surrogati, sottoprodotti ed aromi vari che snaturano l’identità degli alimenti. Coldiretti sta lottando, affinché quasi la metà della spesa non sia più anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria, che obbliga ad indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele, ma non per il latte.
1 Ottobre 2015
Stop al falso Made in Italy