19 Dicembre 2013
Sul made in Italy ci mettiamo la faccia

“La battaglia di Natale: scegli l’Italia” al Brennero, a Reggio Emilia ed all’indomani a Roma ci ha ridato speranza sull’utilità ed il valore, non solo di tutela delle nostre aziende agricole, ma anche sociale, della lotta che da anni stiamo portando avanti contro il falso made in Italy. Mozzarelle provenienti dalla Germania e destinate alla Sicilia, latte proveniente dalla Polonia e destinato a Brescia, cagliate industriali per fare il formaggio provenienti dal Belgio e destinate a Verona, prosciutti provenienti dalla Germania e destinati a Modena. Sono solo alcuni degli “inganni” smascherati lo scorso 4 dicembre al valico del Brennero da migliaia di agricoltori di Coldiretti, circa 150 dei quali provenienti dal Vicentino, su 400 complessivamente giunti dal Veneto, guidati dal presidente nazionale Roberto Moncalvo, che ha annunciato che dopo i troppi orrori scovati durante il blitz, il presidio sarebbe proseguito per l’intera notte ed anche all’indomani, in collaborazione con le forze dell'ordine. Fra i numerosi prodotti trasportati, i carabinieri dei Nas hanno prelevato campioni di prosciutti non timbrati. L’inventario del “falso made in Italy” stilato al presidio da Coldiretti per difendere l'economia ed il lavoro dalle importazioni di bassa qualità spacciate per italiane, conta anche piante olandesi dirette a Latina, fiori prodotti in Equador, transitati in Olanda e diretti in Veneto ed in Toscana, patate tedesche destinate ad un mercato ortofrutticolo della Sicilia. È impressionante la quantità di latte proveniente da Germania e Polonia e destinato ad un’azienda di trasformazione bresciana: oltre 100.000 kg in poche ore. Un vero e proprio “furto” ai danni della provincia che rappresenta la “capitale” italiana della produzione di latte. Un’impresa non facile, dunque, quella che abbiamo portato avanti, come sentinelle vocate a presidiare i flussi in entrata del tarocco agroalimentare internazionale. Ricordiamo che il Veneto è la terza regione agricola a livello nazionale con circa 5 miliardi e mezzo di fatturato e la prima per volume di export nel settore primario con 800 milioni di euro. A farla da padrone sono i vini e gli spumanti, che da soli trainano il comparto, rappresentando quasi un terzo dell’esportazioni tricolore. Le importazioni di prodotti agroalimentari sostengono un’industria di trasformazione molto agguerrita. A confermarlo sono i dati che riguardano il formaggio, nonostante i 10 milioni di quintali di latte munto nelle stalle del Veneto. Purtroppo “le fabbriche dell’anonimo” lavorano a pieno ritmo per produrre confezioni con nomi commerciali evocativi che nulla hanno a che fare con le nostre tipicità. Nella regione che sventola ovunque il top della qualità zootecnica Coldiretti rileva importanti movimenti in ingresso di carne bovina oltre che di animali vivi. Questo sovraccarico determina una bilancia commerciale agroalimentare ovviamente negativa: a fronte di 4,4 miliardi esportati importiamo un valore di 5,6 miliardi di euro. Idem per gli allevamenti di suini, dove si riscontrano le distorsioni della filiera più clamorose: dai timbri contraffatti su spalle e cosce di origine tedesca, olandese e danese al trasporto fuori regola sanitaria. Da questi Paesi arrivano carcasse, mezzene e semilavorati finiti poi in vari prosciutti ed altro senza etichetta e venduti con nomi generici. Tutto ciò deve renderci orgogliosi del lavoro che stiamo svolgendo per garantire un futuro alle nostre aziende, quindi alle nostre famiglie e per continuare ad informare correttamente e completamente il consumatore, senza bavagli e con l’onestà di chi produce senza dover nascondere la propria faccia, ma mettendosi in gioco in prima persona.

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