Si è svolta a Bologna lo scorso 7 aprile 2010 l’assemblea nazionale dei bieticoltori della Coldiretti, alla presenza del presidente nazionale Sergio Marini, degli assessori regionali all’Agricoltura dell’Emilia Romagna e del Molise e di circa 1500 produttori agricoli provenienti da Emilia Romagna, Veneto, Puglia, Molise ed altre regioni bieticole italiane. Era presente anche una delegazione di Coldiretti Vicenza. Motivo di tale convocazione è una recente sentenza del Tar del Lazio che ha dato ragione ad alcuni bieticoltori associati a Coldiretti che hanno presentato ricorso contro Mipaf, Agea, Asbi e la società Terrae spa al fine di verificare come quest’ultima società ha utilizzato fondi pubblici versati a Finbieticola spa per scopi diversi da quelli bieticoli-saccariferi. Sembra, infatti, che centinaia di milioni di risorse finanziarie destinate al sostegno della bieticoltura italiana siano state usate per fini diversi ed in forma non del tutto trasparente. Sull’utilizzo di queste risorse l’autorità di controllo era il Mipaf il quale, però, è stato inadempiente alle proprie funzioni, nonostante gli stessi bieticoltori di Coldiretti avessero sollecitato gli uffici ministeriali a verificare l’operato di Finbieticola prima e della società Terrae poi. Considerata l’inerzia del Mipaf, i bieticoltori sono ricorsi al Tar che, con sentenza del 23 marzo 2010 dava ragione ai ricorrenti in merito al distorto utilizzo delle risorse pubbliche finanziarie da parte della società Terrae spa (ex Finbieticola) ed ha ordinato al Mipaf di costituire una Commissione d’inchiesta per procedere alla ricognizione delle somme oggetto di operazioni illegittime ed al loro conseguente recupero. La Commissione, già istituita per decreto, deve concludere i propri lavori entro il 26 maggio 2010. I bieticoltori della Coldiretti hanno deciso di intraprendere ogni azione nelle sedi opportune, a tutela dei legittimi interessi delle imprese agricole. L’auspicio è che tutto il mondo della rappresentanza degli agricoltori possa essere unito sulla questione che non va assolutamente ricondotta nell’ambito politico o di contrapposizione tra organizzazioni, perché si tratta semplicemente di ribadire il fatto che una società privata non può far proprie risorse pubbliche che sarebbero degli imprenditori agricoli.